"Geloso, egocentrico...": la perizia sull'assassino di Marisa Leo

“Geloso, egocentrico…”: così la perizia descriveva l’assassino di Marisa Leo

Angelo Reina e Marisa Leo
Il parere di uno psicologo su Angelo Reina
OMICIDIO-SUICIDIO
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PALERMO – “È presente in Reina il pensiero che Leo abbia messo in pratica un piano predeterminato e che ad oggi possa esserci una nuova figura nella vita di quest’ultima, e per tale ragione lo stia escludendo dalla vita della figlia”. Così scriveva uno psicologo incaricato dal Tribunale di Marsala sul conto di Angelo Reina, l’assassino di Marisa Leo, freddata con almeno tre colpi di carabina all’addome nelle campagne di Mazara del Vallo. Oggi, mercoledì 13 settembre, i funerali.

“Geloso”

La consulenza del marzo 2021 era stata disposta nella causa civile per stabilite i tempi e i modi dell’affidamento condiviso della figlia. Reina era ossessionato dalla gelosia. Non accettava la fine della relazione con la donna che lo aveva reso padre. La colpevolizzava e non guardava alle sue di colpe: “Più volte è stato stimolato ad avviare un percorso di riflessione e d’introspezione rispetto al suo apporto comportamentale ed emotivo alla fine della relazione, ma con scarsi risultati. Tende a rimanere sulle proprie idee, sulle stesse motivazioni e fatica a comprendere il punto di vista dell’altro e i possibili bisogni-desideri che gli altri possano nutrire”.

“Egocentrico”

Nessuna autocritica, neppure di fronte al grave episodio dell’inseguimento dell’ex compagna in auto che aveva convinto Marisa a denunciarlo. Ammetteva di provare rabbia nei confronti della donna e faticava “a comprendere che l’altro diverso da se può vivere e percepire lo stesso evento in maniera completamente diversa”. Un atteggiamento che, secondo il perito, rispecchiava “una forma di egocentrismo appartenente alla sua personalità, che non gli permette di vedere e comprendere l’altro, e rispettare i tempi dell’altro che possono rivelarsi più lunghi e complessi”.

“Prevaricante”

Alla fine Marisa Leo aveva fatto un passo avanti. Ritirò la denuncia per stalking che era costata un processo all’uomo e avviò il percorso per arrivare all’affidamento condiviso della figlia. Nonostante il “rapporto impari nel quale l’uno prevaricava sull’altra” la donna accettava “con consapevolezza la necessaria presenza del padre nella vita della figlia per il suo benessere, operando la difficilissima scissione della figura del compagno dal ruolo di padre”.


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