Fermo e fuori da ogni aiuto | Lo chef nel limbo del Covid-19 - Live Sicilia

Fermo e fuori da ogni aiuto | Lo chef nel limbo del Covid-19

Foto d'archivio

La storia di Mirko e i risvolti. Ma un intero comparto naviga a vista: "Sarà una mattanza"

CORONAVIRUS, PALERMO
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PALERMO – “Non stanno capendo che la disperazione di un popolo è peggio della rivoluzione di un esercito”. Mirko Versaci parla da padre e da lavoratore che ‘ieri’ contava su un impiego ma che oggi, con l’arrivo del coronavirus, non trova una precisa collocazione. Per il suo settore (strettamente legato al turismo) non c’è nulla di certo all’orizzonte e così, sebbene la sua particolare storia abbia avuto dei risvolti quantomeno incoraggianti, a trovarsi scoperti e nel mezzo della crisi sono molti di più.

Il trentatreenne racconta cosa gli è accaduto: “Da un anno lavoro per un’azienda a Palermo, che il 17 febbraio ha cambiato denominazione sociale; per prassi noi dipendenti abbiamo dato le dimissioni, e il 26 febbraio siamo stati assunti dalla nuova azienda. Il 9 marzo è stato il mio ultimo giorno di lavoro come per molti, e di lì a poco sarebbe arrivata la cassa integrazione. Nel mio caso – spiega – la mia pratica veniva rifiutata perché il decreto Cura Italia diceva che i contratti idonei erano quelli firmati entro e non oltre il 23 febbraio, cioè tre giorni prima della mia firma. L’ultima spiaggia sarebbe stata farmi licenziare e aprire una procedura per il sussidio di disoccupazione, ma l’emergenza Covid-19 ha bloccato anche i licenziamenti. A chi mi diceva che la questione fosse privata, fra me e il mio titolare, facevo notare che qui a essersi completamente fermato è un intero settore. Come potrei mai rivalermi su qualcuno che è nella mia stessa barca?”.

La storia viene ripresa anche dal direttore del ristorante in cui lo chef lavora, che preferisce restare anonimo, da cui giungono buone notizie: “Abbiamo fatto molti tentativi per risolvere la situazione, che nella nostra attività riguarda anche altri tre lavoratori, e al momento il nuovo decreto sembra venirci incontro: attendiamo gli esiti delle procedure per la cassa integrazione, che ora rispetto al Cura Italia contempla anche i lavoratori assunti dal 24 febbraio al 17 marzo. A nome della società – aggiunge il direttore – ci tengo a precisare che non abbiamo mai cercato di fare di questa situazione una questione politica, né un pretesto per polemizzare”. “Sono fiducioso che tutto finalmente vada come sperato – dice Versaci commentando i risvolti – e intanto sono felice che io e altri nella mia situazione siamo stati ascoltati dalle istituzioni”.

Quello di Mirko e colleghi non sarà un caso all’ordine del giorno, ma l’incertezza del futuro accomuna tutto il settore. “Sarà una mattanza – commenta Rosario Seidita, segretario dell’Associazione provinciale cuochi e pasticceri di Palermo –. La nostra associazione di categoria raggruppa circa 700 associati solo a Palermo, professionisti che si ritrovano senza prospettiva di lavoro. La maggior parte di loro lavora su base stagionale: significa che per quest’anno la stagione andrà malissimo e diverse attività nemmeno apriranno. Tutto il comparto va incontro alla disperazione”.

Le domande di Seidita sono tante: “Se nella migliore delle ipotesi si riaprisse nei primi di maggio, e in condizioni particolari di distanziamento sociale, di fatto per chi aprirebbero le attività? Chi verrà a soggiornare negli alberghi o a mangiare nei nostri ristoranti?”. E poi: “Chi sta usufruendo degli ultimi mesi di disoccupazione, in attesa di un contratto stagionale che non arriverà, si ritroverà a navigare a vista con sussidi annunciati di mese in mese? E per quanto tempo ancora? Ad oggi le risposte non le abbiamo”.


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