"Notizie come bazooka sui nutiani | Ma la verità verrà presto a galla" - Live Sicilia

“Notizie come bazooka sui nutiani | Ma la verità verrà presto a galla”

Riccardo Nuti

Il legale dei deputati grillini: "Su di loro un'onda mediatica". Nella foto Riccardo Nuti

Il caso Palermo nel M5s
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PALERMO – “Siamo in attesa che passi l’onda mediatica che si è scatenata sui miei assistiti. Quando sarà il momento di parlare lo faremo”. Poche parole che confermano la strategia adottata in poco meno di due mesi, da quando il caso delle presunte firme false ha investito i deputati palermitani del Movimento cinque stelle Riccardo Nuti, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Loredana Lupo e Chiara Di Benedetto. Domenico Monteleone, legale cinque deputati e della collaboratrice del gruppo parlamentare pentastellato all’Ars, Samantha Busalacchi, segue la linea da lui stesso tracciata e consigliata ai suoi assistiti: nessuna dichiarazione ufficiale, la partita si gioca sul terreno giuridico.

Monteleone, al telefono con Livesicilia, si lascia sfuggire soltanto una valutazione: “Siamo sorpresi di come questa onda mediatica sia stata ‘direzionata’ come un bazooka sul gruppo di Nuti. Ci chiediamo come faccia la stampa a fare i nomi dei presunti indagati”. Sui cinque deputati e su Busalacchi si sono addensati, infatti, i sospetti legati all’inchiesta, con dieci indagati, portata avanti dalla Procura di Palermo a seguito delle rivelazioni de ‘Le Iene’, che sono state querelate dai protagonisti della vicenda. Dopo la prima puntata de ‘Le Iene’ l’entrata in scena del legale, che ha messo nero su bianco la richiesta di rettifica inviata a Mediaset. Un documento che oltre a sottolineare l’assenza di “prove certe e dirette” della colpevolezza dei sei, va al contrattacco indicando in otto punti le debolezze dell’accusa. l legale oggi si dice comunque “convinto che la verità, al momento opportuno, verrà a galla”.

Intanto, ieri ‘Le Iene’ sono tornate sulla vicenda tirando in ballo Loredana Lupo e il marito Riccardo Ricciardi, in lizza alle ‘comunarie’ per la scelta dei candidati alle comunali della prossima primavera. Nel servizio il portinaio del condominio di Palermo in cui abitano Lupo e Ricciardi disconosce la propria firma riportata sul modulo che fu consegnato a sostegno della lista M5s nel 2012: “Quella firma no, non è la mia. Forse neanche quella di mia figlia è questa”, afferma Paolo Di Blasi. E ancora: “No, sono diverse e questa chi me l’ha fatta?”. L’uomo racconta inoltre che quattro anni fa Lupo, all’epoca semplice attivista, gli fece firmare i moduli per le elezioni. In realtà ogni firma avrebbe dovuto ricevere l’autentica dal cancelliere del Tribunale, in questo caso Giovanni Scarpello.

E’ attorno alla figura di Scarpello che ruota il cuore dell’indagine. In Procura prosegue il lavoro dell’aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto Claudia Ferrari. I magistrati hanno finora ascoltato i deputati regionali Giancarlo Cancelleri, Giampiero Trizzino, Gianina Ciancio e Stefano Zito, oltre a Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio: questi ultimi hanno ammesso le proprie responsabilità autosospendendosi anche dal Movimento, così come chiesto da Beppe Grillo. Ascoltati anche Giuseppe Marchese, e Fabio D’Anna, ex attivisti pentastellati che nei giorni scorsi hanno convocato una conferenza stampa per prendere le distanze dagli attuali vertici palermitani del movimento. Entro la fine di questa settimana, invece, dovrebbero prendere il via gli interrogatori degli indagati. 

“La firmopoli di Palermo che investe il Movimento 5 Stelle continua a riservare brutte sorprese a tutti coloro che ingenuamente hanno creduto nella presunta superiorità morale e politica dei grillini”, afferma il segretario provinciale del Partito democratico di Palermo, Carmelo Miceli, che compare anche nell’ultima puntata della trasmissione di Italia 1. “Non basta predicare l’onestà davanti a telecamere, taccuini e Blog, bisogna anche praticarla. Assieme alle Iene – prosegue – abbiamo dimostrato che sarebbe bastato molto poco per smascherare i colpevoli e consegnarli alla giustizia. E invece Grillo, Di Maio, Di Battista e Casaleggio si sono limitati a un laconico invito all’autosospensione che tra l’altro è rimasto in larga parte disatteso”.


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