CATANIA – «Le norme vigenti sugli appalti sono criminogene». Luigi Bosco, ingegnere, ex presidente dell’Ordine e già assessore ai Lavori Pubblici al comune di Catania con la giunta Bianco e assessore regionale alle Infrastrutture negli ultimi mesi del governo Crocetta sa ciò che dice e non lo manda a dire. La sua denuncia, se approfondita, rivela la soluzione al problema e scoperchia quel vaso di Pandora che spesso, come in questi giorni, riempie le pagine dei giornali su episodi corruttivi nel mondo degli appalti.
«In Italia siamo riusciti a dotarci di una norma – spiega Bosco – che complica all’inverosimile le procedure, favorisce contenziosi e perdite di tempo e, nel tentativo di chiudere le porte alla corruzione, le spalancano finestre gigantesche».
Ma andiamo al nocciolo della questione. In questo momento sono due i criteri più diffusi messi in atto per gli appalti di opere pubbliche:
- Offerta economicamente più vantaggiosa.
- Offerta al massimo ribasso con determinazione a posteriori della soglia di anomalia.
«Discrezionalità e interesse economico sono i due ingredienti che insieme possono, e sottolineo possono, innescare un processo anomalo. Il modo si comprende analizzando nel dettaglio i due metodi – continua Bosco -. Iniziamo con il primo. All’offerta economicamente più vantaggiosa le aziende che partecipano sanno che verranno loro assegnati due punteggi: più basso per il ribasso economico, più alto per le migliorie che intendono apportare al progetto».
Ingegnere le migliorie rientrano nel costo o ne giustificano uno più alto?
Rientrano nel prezzo. La Commissione assegna dei punteggi a una serie di proposte che disegnano, per fare un paragone con il mondo dell’arte, un’opera finita simile l’una a un quadro di Picasso, l’altra a un affresco di Raffaello e via dicendo per il numero delle imprese che partecipano. La commissione che si ritrova a dover scegliere, deve fare una valutazione molto, forse troppo, discrezionale che incide, per di più, nel momento del massimo interesse economico. Cioè l’appalto dell’opera da realizzare.
L’appalto non viene bandito su un’opera di cui è già stato fatto un progetto approvato, pagato e del quale è stato fatto un computo metrico che prevede anche i materiali di costruzione?
Sì, ma tutti i progetti sono migliorabili. E la miglioria proposta dall’impresa X potrebbe davvero essere necessaria e quindi accettata. Su un appalto da 10milioni di euro la Commissione sa che può dare fino a 30 punti per il ribasso economico e fino a 70 punti per le migliorie. Va da sé che le imprese punteranno sulle migliorie che la commissione potrà valutare secondo un criterio non matematico, ma di gusto personale. La legge così fatta fa coincidere – realizzando un incredibile miracolo negativo – il momento del massimo interesse economico con quello della massima discrezionalità.
Come si ovvia al problema?
Spostando le migliorie alla fase progettuale: l’amministrazione dà l’incarico, il professionista X lo presenta e viene messo in gara per accertarne ed eventualmente accettarne le possibili modifiche che rendano quell’opera più utile, bella ed efficiente. La discrezionalità rimane, ma non coincide più con l’interesse economico. Sarebbe altrettanto auspicabile un uso più massiccio dei fondi di rotazione non solo per l’affidamento della progettazione ma anche per la gara di progettazione per apportare migliorie al progetto.
Quanto incide la fase progettuale sul valore dell’opera completa?
Si tratta di una piccola parte, in soldoni su un progetto di 100milioni la fase progettuale incide per tre milioni, una cifra che disinnesca grossi appetiti economici. Una volta stabilito il progetto definitivo si bandisce l’appalto e si valutano solo le offerte per la realizzazione che, a questo punto, potrebbero essere giudicate con il principio del massimo ribasso.
Cioè il secondo esempio di gara più diffusa.
Esatto. Si basa sul massimo ribasso ma viene applicato, per evitare ribassi davvero troppo bassi, una valutazione a-posteriori dell’anomalia che rappresenta un momento di estrema discrezionalità ed è un momento di grave rischio per l’infiltrazione del sistema corruttivo. Questo rischio potrebbe facilmente essere superato inserendo, a priori, un meccanismo di incremento percentuale del valore dell’offerta media, ottenuta dopo avere escluso le ali (10%) in eccesso e in difetto, per determinare la soglia di anomalia. L’offerta che si avvicina di più, per difetto, alla soglia di anomalia è l’offerta vincitrice.
Il valore dell’incremento verrebbe determinato attraverso algoritmi che non consentano a nessuno, neanche al Rup – precisa Bosco -, di conoscerlo prima della gara. In questo modo si elimina tutta la fase dei giustificativi (richiesti alle imprese e valutati per congruità) e i conseguenti contenziosi e ricorsi. Si eliminano anche tutte le perdite di tempo che la legge sugli Appalti, la n. 50 del 2016, consente. Legge che è stata sottoposta a revisioni ma nessuna su questo punto. La vicenda del CAS, che leggiamo in questi giorni, potrebbe essere uno di questi esempi anche se ritengo opportuno sia giusto attendere sempre il giudizio della magistratura.
Ci sono altri aspetti da correggere?
Io punterei l’attenzione anche sui componenti dell’Urega: i loro nomi sono di dominio pubblico mentre il nome di chi compone via via le commissioni dovrebbe essere reso noto solo al momento della stipula del verbale di gara. Se non si conoscono non possono essere sottoposti a pressioni di alcun genere. Spero davvero – conclude Bosco – che questi suggerimenti possano diventare oggetto di attenzione da parte delle commissioni lavori pubblici, regionali e nazionali, e anche della Commissione Antimafia che potrebbe espletare così la sua funzione di prevenzione delle infiltrazioni corruttive e mafiose.