PALERMO – È l’11 giugno scorso. Antonino Siragusa chiede di parlare di nuovo con i pubblici ministeri di Palermo. “Ho detto la verità, ma non tutta la verità”, ammette Siragusa, fra gli imputati per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà. E torna a ricostruire il delitto, aggiungendo nuovi particolari. Finisce per apparire poco credibile agli occhi dei pm Caterina Malagoli e Annamaria Picozzi.
Il 23 febbraio giorno del pestaggio del penalista “è cominciato che Tonino Abbate ci chiama a me e a Salvatore Ingrassia e ci dice dice di non prendere impegni per la sera’… dice ‘dobbiamo andare a dare quattro colpi di legno all’avvocato… glieli devo dare io… invece di fare l’avvocato fa il carabiniere’… dice ‘vedi dove pupi trovare una mazza’”.
Ed è ecco la prima novità rispetto al precedente interrogatorio: in via dello Spezio al Borgo Vecchio giunge Francesco Arcuri. Finora Siragusa lo aveva tenuto fuori dal delitto. Cambia versione: “Si è allontanato con Tonino Abbate, hanno parlato dieci minuti, ci salutiamo e poi dice ‘a posto avete capito?’ Francesco Arcuri se ne va e Salvatore Ingrassia gli domanda a Tonino Abbate ‘ma che voleva?’… dice, ‘si è venuto a informare se c’eravamo organizzati’”. Arcuri, dunque, sarebbe uno dei mandanti del delitto. Ipotesi a cui i carabinieri sono giunti autonomamente, prima ancora che Siragusa cambiasse versione.
Siragusa si accolla la responsabilità di avere recuperato la mazza “da Martino che lavora con costruzioni… c’era questo… il piccone, ho levato il piccone e mi sono preso la mazza”. Seconda novità: in precedenza aveva detto che la sera del pestaggio c’era anche lui quando la mazza fu buttata e bruciata in un cassonetto dei rifiuti in via La Farina. Ora, invece, sostiene che “non è vero perché io non c’ero quando loro hanno buttato la mazza… io gliel’ho detto questo per essere più credibile… allora che succede? Non mi ricordo se dopo due o tre giorni, siccome in televisione stava succedendo un casino, perché non si sapeva se moriva forse Tonino Abbate si è spaventato e siamo andati a bruciare questa mazza… è stata buttata non dentro il contenitore, accanto al contenitore che c’erano queste campane dove si raccoglie la plastica”. I pm lo incalzano, vogliono sapere perché parli solo ora del ruolo di Arcuri: “Perché mi sono bloccato”.
Fu in quei giorni che Siragusa disse ad Abbate “scusa lo stavi ammazzando”. Risposta: “Accussì’ si insigna a farisi l’avvocato”; “Scusa se lo volevi ammazzare perché non ci sparavi?”; “Perché senno lo capivano che eravamo stati noi”.
Nelle nuove dichiarazioni Siragusa continua a negare il coinvolgimento di Francesco Castronovo e Paolo Cocco. Altra novità: nel corso di una conversazione intercettata si parlava di “chiuddu” riferito a qualcuno che doveva portare il bastone per il pestaggio. “Quello che doveva portare la mazza – racconta ora – era Francesco Castronovo, non l’ho voluto dire perché ho paura che questo ragazzo di qua, tramite questa potrebbe andare a prendere l’ergastolo che non c’entra niente perché alla fine neanche l’ha portata la mazza… poverino non c’entra niente”.