CATANIA. Chieste condanne per un totale di oltre centotrent’anni di carcere a carico dei ventuno imputati che hanno optato per il rito abbreviato. Si è chiusa così la requisitoria dei pm Lina Trovato e Rocco Liguori al processo “Sangue blu”. Il giudizio camerale trae il titolo dall’inchiesta con cui i carabinieri hanno sgominato i vertici del nuovo clan provinciale di Cosa Nostra.
L’onorata società catanese si muove sempre sotto l’insegna del clan Santapaola-Ercolano. Ormai un cartello, un’organizzazione divenuta holding criminale, che comanda su mezza Sicilia. Il referente però era un nuovo, quantomeno nel ruolo di vertice.
Fu così che, secondo gli investigatori e i collaboratori di giustizia, per Ciccio Napoli era stata usata la formula dell’uomo d’onore “riservato”. L’attribuzione, sempre più in voga tra i capi, mira a evitare, o quantomeno a provarci, di finire al centro del mirino delle forze dell’ordine. Del resto lui non era certo un novizio.
Si tratta di un pregiudicato imparentato con famiglie storicamente potenti di Cosa Nostra. È nipote di Salvatore Ferrera detto “Cavadduzzo” e membro della storica dinastia di Cosa Nostra catanese, imparentato con la stessa famiglia Santapaola. Un “pezzo da novanta”, secondo i pentiti, che gli attribuiscono una nobiltà mafiosa in salsa catanese. Una sorta di “sangue blu”, proprio come i gentiluomini dell’aristocrazia di un tempo.
Ecco tutte le richieste di condanna: 15 anni per Napoli
Sta di fatto che Napoli, nonostante tutte le cautele e la “riservatezza”, in prigione c’è finito lo stesso. E adesso per lui i pmhanno chiesto al Gup Chiara Di Dio Datola 15 anni di reclusione. Chiesti poi 8 anni per Carmelo Bonaventura, 12 anni per Cristian Buffardeci, 4 anni per Francesco Caserata, 8 anni per Domenico Colombo. Chiesti 4 anni per Massimo Di Salvatore, 8 anni per Rosario Lombardo, 3 anni per Corrado Gabriele Muscarà, 3 anni per Vincenzo Pino, 8 anni per Francesco Platania, 5 anni per Carmelo Raciti.
Nel corso della requisitoria poi sono stati chiesti 8 anni per Francesco e Gabriele Santapaola, 4 anni per Giuseppe Santapaola, 3 anni per Enzo Sapia, 2 anni per Giuseppe Scaletta. Chiesti 8 anni per Lorenzo Michele Schillaci, 3 anni per Gaetano Sortino, 6 anni per Gaetano Tringale, 2 anni per Gerardo Zammataro e 8 anni per Daniele Carmelo Zappala.
In una delle fasi del procedimento, Napoli aveva preso la parola personalmente, dinanzi al Tribunale del Riesame, respingendo le tesi dei pentiti e ammettendo solo alcuni incontri. Ma non si trattava di summit, secondo lui: erano solo incontri che gli erano stati chiesti e nel corso dei quali, lui, si sarebbe limitato a dire che non voleva avere più nulla a che fare con la mafia.