PALERMO – Una “bravata”, non per questo meno grave, con un bersaglio fortemente simbolico: la chiesa di San Filippo Neri allo Zen.
I poliziotti dal commissariato San Lorenzo indagano sulle fucilate esplose contro la porta dall’ingresso secondario della parrocchia di via Fausto Coppi.
Fucilate, ma anche un grosso petardo, di quelli pericolosi perché carichi di polvere da sparo.
È stato utilizzato un fucile da caccia. Sull’asfalto sono stati rinvenuti diversi bossoli calibro 22.

La scoperta ieri mattinata, quando in chiesa si preparavano per il corso di cresima. Hanno sentito l’esplosione del petardo. I colpi di fucile quasi certamente sono stati sparati nei giorni precedenti, probabilmente di notte.
Attorno alla chiesa non ci sono telecamere di videosorveglianza. Dunque niente immagini degli autori della bravata. Così viene interpretata anche da padre Giovanni Giannalia, che però è il primo a non sottovalutare quanto è accaduto.
Il sacerdote parla di “stupidità estrema che mette a rischio la comunità”. Di “giovani che stanno perdendo il controllo”. Non generalizza, ma si rivolge alla “frangia che vive di questi deliri, in una bolla di stupidaggini e bravate molto pericolose”.
Allo Zen negli ultimi mesi si è sparato parecchio. C’è una faida per il controllo delle piazze di spaccio e delle scommesse clandestine.
Nei recenti blitz antimafia sono stati arrestati anche i capi del quartiere periferico della città che fa capo al mandamento di San Lorenzo. C’è un vuoto di potere e un gruppo di nuove leve agguerrite cerca di farsi largo. Ci sono pure questioni familiari, che vengono risolte a pistolettate.
A tutto questo ora si aggiunge l’approssimarsi della notte di Capodanno, quando interi quartieri – Zen incluso – diventano polveriere. È la degenerazione della barbara tradizione dei botti.

Qualcuno ritiene normale imbracciare un fucile e sparare contro la porta di una chiesa, simbolo di pace. È il luogo dove due mesi fa la Commissione regionale antimafia ha tenuto una riunione straordinaria. Sede di incontri e messe volute dalla arcivescovo Corrado Lorefice, e degli Stati Generali per le politiche giovanili di inizio dicembre.
Una serie di iniziative di sensibilizzazione contro il disagio sociale all’indomani della tragica morte di Paolo Taormina, assassinato da un giovane dello Zen davanti al pub che gestiva con i familiari di fronte il Teatro Massimo. L’assassino, Gaetano Maranzano, è originario dello Zen. Così come i tre autori della strage di Monreale dove lo scorso aprile furono uccisi tre giovani.
Padre Giannalia in mattinata sarà ascoltato dagli investigatori. Finora nulla è emerso che possa fare ipotizzare un atto intimidatorio. Nessun segnale nei giorni precedenti, nessun avvertimento. Ecco perché quella della bravata è la pista che viene presa maggiormente in considerazione.
C’è chi fa esplodere grossi petardi – è accaduto anche ieri mentre i poliziotti della scientifica facevano i rilievi davanti alla chiesa, un ulteriore segno di sfida – e chi imbraccia un fucile per mostrarsi più bravo degli altri in un quartiere, in una città dove è facile armarsi.

