Furti d'oro a Catania, come agivano ladri e ricettatori - Live Sicilia

La banda con la febbre dell’oro: come agivano ladri e ricettatori

VIDEO - Il gruppo colpiva appartamenti e villette

CATANIA – Avevano la febbre dell’oro, e per rubarlo avevano costruito una strategia dettagliata e collaudata. Studiavano gli obiettivi, si accertavano che gli inquilini non fossero in casa, poi entravano e rubavano, rapidi, professionali. La banda di ladri sgominata all’alba di martedì dal blitz dei Carabinieri “Il gioiello” ha colpito dodici appartamenti e ville nel catanese, con introiti per 120 mila euro.

Nell’operazione sono stati coinvolti anche due gioiellieri catanesi, che nella loro bottega di viale Rapisardi avrebbero acquistato i monili in oro e li avrebbero “ripuliti” da pietre e altri inserti, rendendoli irriconoscibili per gli stessi proprietari.

I furti d’oro a Catania

Le indagini che hanno permesso l’arresto della banda sono state raccontate in una conferenza stampa dal capitano Riccardo Capodivento, comandante della compagnia di Gravina, e dal luogotenente Nunzio Ferrarotto, comandante della stazione di San Giovanni La Punta. I carabinieri hanno scoperto che la banda aveva messo a punto un modo di operare i propri furti molto preciso.

La scelta dell’obiettivo era determinata dalla facilità con cui era possibile entrare in casa, senza distinzioni tra villette e appartamenti. In particolare, i ladri preferivano le case in cui c’erano balconi con porte finestre. Dopo un sopralluogo, la banda citofonava in casa per verificare che non ci fosse nessuno ed entrava, a volte anche usando metodi funambolici come l’arrampicata attraverso le grondaie o i tubi del gas.

Oltre a rubare l’oro gli uomini puntavano anche borse da donna, zaini, televisori e pc portatili. Durante il furto bloccavano le porte d’ingresso con sedie e mobili, per evitare di essere presi di sorpresa da un eventuale ritorno improvviso dei proprietari e poter fuggire velocemente.

I gioiellieri

Nelle indagini sono stati coinvolti anche i gioiellieri Vincenzo e Grazia Salamone, destinatari di misure cautelari. I due avrebbero avuto il ruolo di accertarsi dell’autenticità dell’oro, ripulirlo da pietre e inserti e, dopo averlo pesato, avrebbero pagato in contanti gli autori dei furti.

Secondo quanto riferito dai Carabinieri nella conferenza stampa, in questa fase delle indagini in cui ancora non sono intervenute le difese, i due gioiellieri sarebbero stati consapevoli di acquistare oro rubato.


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