Genitori e figli: come orientare senza dirigere

Genitori e figli: come orientare senza dirigere

A partire dalla scelta dell'indirizzo scolastico
IL PARERE DELLA PSICOLOGA
di
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Settembre è un “mese simbolico” fatto di nuovi inizi, di nuove opportunità e, per i piú giovani, caratterizzato dalla concretizzazione di decisioni importanti, come la scelta dell’indirizzo scolastico.

Le prime decisioni significative

La scelta dell’indirizzo di studi rappresenta una fase importante nello sviluppo dell’autonomia e dell’identità personale, in quanto richiede una riflessione su sè stessi, sui propri interessi e sulle proprie capacità, tenendo conto anche dell’influenza di aspettative esterne, soprattutto familiari-genitoriali.

È in questo momento che si comincia ad imparare a prendere le prime decisioni significative, valutando opzioni diverse e prevedendo possibili conseguenze future.

Sperimentarsi nelle scelte a partire dalla scuola e dalle materie da studiare è un’occasione per crescere come persona, testare la propria capacità di decidere, imparare a “bilanciare” desideri personali e influenze esterne, e costruire una base solida per le scelte successive, universitarie e professionali.

Il peso delle influenze genitoriali

Nell’orientamento scolastico le dinamiche familiari svolgono un ruolo cruciale e si possono presentare diversi scenari: ci sono genitori che aiutano i figli a riconoscere le proprie inclinazioni ed i propri punti di forza e li spronano a seguirli, e genitori che limitano l’autonomia dei propri figli portandoli -piú o meno intenzionalmente- a scelte che non rispecchiano i propri desideri.

Partendo dal presupposto che “la famiglia è il primo e piú importante sistema di riferimento per un giovane”, non sorprende che al momento di fare scelte importanti, come l’indirizzo scolastico, le aspettative genitoriali abbiano un peso notevole.

Le opinioni ed i valori familiari diventano infatti punti di riferimento nel processo di costruzione dell’identità, e vengono inevitabilmente trasmesse aspettative su quali percorsi di vita siano piú desiderabili o appropriati.

Per questo, nel momento della scelta degli studi, i ragazzi possono sentirsi “divisi” tra il desiderio di seguire le proprie inclinazioni e quello di compiacere i genitori.

Il “conflitto interno” del giovane

Le aspettative genitoriali possono essere esplicite, nel momento in cui vengono comunicate chiaramente delle preferenze, o implicite quando la preferenza non è dichiarata ma viene comunque percepita dai figli attraverso gli atteggiamenti dei propri genitori.

L’effetto è lo stesso, ed è quello di creare delle “pressioni” che generano nel ragazzo un vero e proprio “conflitto interno” tra la spinta a seguire ciò che piú piace ed il dovere percepito di assecondare i desideri dei genitori.

Aspettative genitoriali troppo vincolanti rischiano cosí di indirizzare le scelte dei figli verso percorsi non coerenti con le proprie inclinazioni, con conseguenze negative non solo sul futuro rendimento scolastico, ma anche e soprattutto sul loro benessere emotivo.

Le conseguenze dell’eccessiva influenza genitoriale

La pressione a soddisfare le aspettative altrui può trasformarsi in ansia, ed il timore del giudizio e della delusione familiare può alimentare preoccupazioni e stress. Col tempo, questo stato di tensione può “logorare la fiducia in sé stessi”: il ragazzo inizia a dubitare delle proprie capacità e a chiedersi se ciò che fa ha davvero valore, oppure se conta solo perché corrisponde ai desideri dei genitori.

Quando le scelte non nascono da un interesse autentico, anche “i successi possono apparire vuoti o poco gratificanti”. Questo è il caso di chi ottiene buoni risultati scolastici ma non prova soddisfazione, perché sa di non stare percorrendo la strada che avrebbe voluto. 

Tutto ció genera frustrazione e, in alcuni casi, un sottile risentimento nei confronti della famiglia, percepita come fonte di pressione più che come spazio di sostegno.

Nel tempo, questo può compromettere la qualità del rapporto con i propri cari, generando conflitti o allontanamento emotivo.

Un’altra conseguenza frequente è la “difficoltà a sviluppare una vera autonomia decisionale”: se ogni scelta importante è guidata dall’esterno, il giovane rischia di crescere con la convinzione di “non essere in grado di decidere da solo”. Questo può avere effetti negativi anche in età adulta, rendendo più difficile assumersi responsabilità personali o professionali.

Infine, il rischio più grande è quello della “disconnessione da sé stessi”: non riuscire più a distinguere i propri desideri da quelli degli altri. In questo caso ci si può sentire smarriti, con un’”identità fragile”, costruita più sulle aspettative esterne che su una reale consapevolezza di chi si è e di cosa si vuole diventare.

Dalla scuola alla vita

La scelta dell’indirizzo scolastico è spesso il primo banco di prova in cui si misura il delicato equilibrio tra autonomia e guida genitoriale

Ma, in realtà, rappresenta solo l’inizio di una lunga serie di decisioni che i giovani si troveranno man mano ad affrontare. 

L’inizio della scuola, con le sue novità e responsabilità, diventa così una “metafora della vita”: ogni scelta può e deve essere accompagnata dai genitori, senza però trasformarsi in una direzione imposta.

Lo stesso meccanismo si ripete infatti in ambiti apparentemente meno importanti ma fondamentali per lo sviluppo dell’identità: la scelta di un hobby, la decisione su quali amici frequentare, la partecipazione ad attività extrascolastiche o sportive, fino ad arrivare alle tappe più impegnative come l’università o la carriera futura. 

E puntualmente, in ciascuno di questi passaggi, si è chiamati a mettere alla prova la propria capacità di decidere e a sperimentare il peso delle aspettative altrui.

Una guida genitoriale equilibrata

Essere genitori non significa dirigere ogni passo dei figli, ma svolgere soprattutto quella funzione fondamentale di sostegno ed ascolto. 

“Guidare senza dirigere” è il regalo più grande si possa fare ai propri figli, donando loro la capacità di scegliere con consapevolezza e sicurezza, oggi come domani.

Per raggiungere ció risulta importante poter fornire un orientamento, condividere esperienze e offrire prospettive, ma senza sostituirsi ai propri figli.

Tutto questo attraverso dialogo aperto ed ascolto attivo: chiedendo a cosa i figli sono interessati realmente, ed accogliendo le risposte senza correzioni o giudizi. É preferibile comunicare le proprie preferenze semplicemente come opinioni, e non come obblighi.

Quello che non dovrebbe venire mai meno è il “supporto emotivo” che si manifesta soprattutto attraverso il sostegno delle scelte del figlio, anche e soprattutto quando queste sono diverse dalle proprie aspettative.

Quando i genitori riescono a mantenere un ruolo di “guida discreta”, offrendo appoggio, consigli e ascolto senza imporre la loro volontà, trasmettono un messaggio molto chiaro al proprio figlio: “Ti riconosco come capace di scegliere, ed io sono qui per accompagnarti”. 

È in questa cornice che le scelte quotidiane si trasformano in “occasioni di crescita”, rafforzando l’autonomia, la responsabilità personale e la fiducia in sé stessi.

[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), libera professionista e specializzanda in Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]


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