I "fallimenti" e i conti sbagliati | Per la Sicilia un altro giorno di caos - Live Sicilia

I “fallimenti” e i conti sbagliati | Per la Sicilia un altro giorno di caos

La corsa verso gli uffici del Commissario dello Stato è sembrata il simbolo dell’approssimazione. Poco prima e poco dopo, però, ecco gli altri scivoloni del governo. La storia infinita della finanziaria continua il suo cammino
nell’incertezza.

PALERMO – Se non è un fallimento, poco ci manca. La manovra del governo è già una manovra sbagliata. E per poco, la Regione non è andata clamorosamente a sbattere su una quasi certa impugnativa del commissario dello Stato.

La corsa verso Piazza Principe di Camporeale, nel cuore del pomeriggio di ieri, è sembrato il simbolo dell’approssimazione. La scena è parsa a tutti un po’ surreale. La manovra-ter sembrava perfetta. Almeno così era stata presentata. E invece, quando già è arrivato il 29 luglio, il presidente della Regione e l’assessore all’Economia sono stati costretti a incontrare nuovamente il prefetto Carmelo Aronica per chiarire un fatto non proprio marginale: la copertura finanziaria della manovra.

“Scoprendo” quanto forse non era esattamente imprevedibile: ossia che non si poteva fare affidamento su una serie di risorse su cui il governo aveva contato. Così, stamattina al governatore e alla sua giunta toccherà rimettersi al lavoro con matita e pallottoliere. Perché, se il “fallimento” è stato evitato proprio sul gong, resta da capire come uscire da questa situazione.

Il presidente della Regione, dopo oltre tre ore di colloqui col commissario dello Stato ha manifestato, in Aula, una certa tranquillità: “Qualche taglio qua e là, un nuovo mutuo da 40 milioni” e il gioco è fatto. Ma il gioco non è fatto. Stando alle opposizioni, a “mancare” sarebbero oltre 300 milioni di euro. Un errore ampiamente evitabile, a quanto pare, visto che persino gli uffici del Bilancio all’Ars avevano invitato il governo a riflettere attentamente sulla scelta di prevedere quelle somme come copertura delle spese.

Quali somme? Si tratta di quelle che finanziavano i provvedimenti impugnati dal Commissario dello Stato nel gennaio scorso. Somme però che – sempre secondo il prefetto Aronica – vanno riversate nel Fondo per gli equilibri di bilancio. Non possono, insomma, essere “scongelate” e riutilizzate per tutto il resto. Il quadro non è esattamente confortante. Tanto più che la manovra su cui oggi l’Ars torna a lavorare dopo il caos di ieri è in realtà la seconda correzione – non è superfluo ricordarlo – di una finanzaria già fatta a pezzi, che si sarebbe dovuto approvare in teoria entro la fine del 2013.

Poco prima e poco dopo la corsa dal Commissario, però, ecco altri due pesanti scivoloni del governo. Intanto, durante una conferenza dei capigruppo, Crocetta è stato costretto a “rimangiarsi”, così come gli avevano anche ‘intimato’ i sindacati, le norme sul pubblico impiego e quelle sui prepensionamenti (uno dei fiori all’occhiello di questa manovra). Al ritorno in Aula, poi, ecco che saltano fuori persino degli errori di calcolo in un altro degli articoli-chiave: quello che prevedeva il contributo di solidarietà sulle pensioni. Anche in quel caso, l’articolo torna nel cassetto. Se ne parlerà oggi. Insieme a tutte le norme più “complesse” del testo.

Stamattina, con un ritardo di sette mesi pieni, si dovrà riprendere il cammino alla ricerca del bandolo della matassa. L’auspicio è che le soluzioni anticipate ieri dal governatore siano effettivamente sufficienti per chiudere una volta e per tutte la partita. Al quadro generale di incertezza si aggiungono i passi falsi del governo, andato sotto in Aula già un paio di volte nel cammino di questa manovra ter, passaggi sintomi di qualche smagliatura in una maggioranza che non è mai stata granitica (vedi anche il mezzo stop per le norme su pensioni e prepensionamenti), e che ha fatto registrare ieri l’ennesimo, aspro scontro interno, stavolta tra Crocetta e il presidente della commissione Sanità Pippo Digiacomo. In questo contesto, una volta portata a casa la manovra ter, governo e Pd dovrebbero lavorare, secondo le intese raggiunte agli stati generali di sabato scorso, a un aggiustamento della giunta. Sarà sufficiente un ritocco per dare vigore al cammino incerto di questi mesi, ben rappresentato dalla corsa di ieri negli uffici del commissario dello Stato?


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