Palermo, i fidanzatini, l'amore malato, la folle sfida social

I fidanzatini, l’amore malato, la sfida social: storia di un caso giudiziario

Dal Blue Whale alla persecuzione subita da una tredicenne

PALERMO – La messa alla prova ha dato buon esito. Sentenza di non luogo a procedere nei confronti di minorenne che vive in provincia di Palermo.

Si conclude una brutta storia che inizia nel 2018. I genitori di una ragazzina di 13 anni che abita in provincia di Messina si affidano all’avvocato messinese Francesco Rizzo per denunciare un caso di “Blue Whale”, la folle sfida che prevede l’adescamento on line e una sfilza di prove che mettono a rischio la vita di chi le compie.

Sotto inchiesta finisce il quindicenne e gli atti vengono trasmessi per competenza al Tribunale per i minorenni di Palermo. La Procura chiede l’archiviazione. L’avvocato Rizzo si oppone e il gip Alessandra Puglisi dispone l’imputazione coatta per atti persecutori, accesso abusivo a sistema telematico e diffamazione.

I due ragazzini si erano conosciuti tramite un’amica in comune. Una storia di fidanzatini che da innocente divenne morbosa. Lui era geloso e come prova d’amore imponeva alla minorenne gesti autolesionistici. Lei si procurava dei tagli in diverse parti usando delle lamette. Era in totale soggezione e inviava contenuti hard al fidanzato che usava la sua password per accedere alla pagina Facebook della ragazzina e diffamarla. Cadde in depressione. Ora sta meglio.

Il ragazzo ha ottenuto la messa alla prova. Ha frequentato corsi per capire gli errori commessi e ne ha preso coscienza. Da qui la sentenza di non luogo a procedere.

  


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