Addio a Giorgia tra lacrime e rabbia | "Non siamo qui per giudicare" - Live Sicilia

Addio a Giorgia tra lacrime e rabbia | “Non siamo qui per giudicare”

Nella chiesa del cimitero dei Rotoli, davanti alla piccola bara bianca di Giorgia, il tempo è sospeso. Ci sono lacrime, c'è rabbia. Ma c'è soprattutto commozione per la neonata abbandonata e morta a Palermo.

La neonata abbandonata
di
3 min di lettura

PALERMO – “La vita in Cristo va al di là del cronometro della vita terrena”. Il tempo è una variabile umana. Una categoria – la categoria – dentro la quale ogni uomo si muove e diventa tale. Nella chiesa del cimitero dei Rotoli, davanti alla piccola bara bianca di Giorgia (pare che il nome sia stato dato dal padre), il tempo è sospeso. Le nostre categorie vanno in frantumi. Si celebra il funerale di una creatura a cui il futuro è stato negato dalla scelta della madre di abbandonarla in un cassonetto dei rifiuti. Si celebra il funerale davanti a uomini e donne che di quella nuova vita non conoscevano l’esistenza. Hanno visto per la prima volta la piccola Giorgia, stando al racconto della madre, quando i suoi occhi erano già chiusi. Per sempre.

“La vita in Cristo va al di là del cronometro della fede”, dice padre Pietro Furnari con voce pacata, ma ferma. E lo dice quando in chiesa è tornata la calma. La presenza insistente di alcuni fotografi e operatori ha provocato la reazione dei parenti della bimba. Urla e spintoni davanti alla bara bianca, talmente piccola da non reggere il volume del fascio di rose che la ricopre. In chiesa ci sono il padre che ha scoperto di esserlo quando ha iniziato a piangere per una figlia che non c’era più. Ci sono i fratelli. Ci sono i suoceri che non smettono di singhiozzare. Non c’è lei, la madre. Valentina Pilato, che sarà dimessa nelle prossime ore dall’ospedale. L’avvocato Enrico Tignini sta cercando di individuare una clinica privata dove possa essere assistita.

“Non siamo qui per giudicare – dice durante l’omelia padre Furnari, forse leggendo nella mente di molti -. Sappiamo che il nostro cuore umano incontra enormi difficoltà, ma – lo ripete – non siamo qui per giudicare. Perché questo è avvenuto? Cercando risposte finiremmo per esprimere dei giudizi, lasciamo al Signore questo interrogativo”.

Il padre di Giorgia non stacca lo sguardo dalla bara. Mai. Scuote la testa. Chissà se trova consolazione nelle parole del sacerdote: “Giorgia è già un angelo del cielo. È già nell’amore del padre. Il Signore le offre molto nonostante il poco della sua vita fugace. Avrà quello che forse nella sua vita mortale, come ciascuno di noi, non avrebbe avuto. Ci guarderà e ci sorriderà con il sorriso che il mondo non le ha dato”.

La piccola chiesa è piena. In tanti hanno scelto di esserci. “La città si è stretta attorno alla piccola se è vero come è vero che il sindaco qui presente (c’era Leoluca Orlando accanto al padre) rappresenta l’intera cittadinanza – conclude il sacerdote -. Ci vuole amore nella quotidianità perché c’è anche amore nel cuore dell’uomo. Preghiamo per i genitori di Giorgia perché le loro lacrime siano consolate”.

Il padre è lì, che ascolta. La madre è in ospedale. È lei che ha abbandonato la sua bambina. È nella loro unione, sussurra un parente in chiesta, che bisogna trovare la forza di ripartire. La messa è finita. Il corteo funebre si avvia verso la sepoltura. In tanti, nonostante le parole del sacerdote, si chiedono, ancora e ancora, perché tutto ciò sia accaduto. Il tempo torna a scandire la vita di tutti noi.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI