I 'Partigiani' del Pd ai renziani: | "Vogliamo un partito che emozioni" - Live Sicilia

I ‘Partigiani’ del Pd ai renziani: | “Vogliamo un partito che emozioni”

Riceviamo e pubblichiamo una nota, in risposta all'articolo di LiveSicilia sui neorenziani. 

LA LETTERA
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Riceviamo e pubblichiamo una lettera, firmata dai “Partigiani del Pd”, in risposta all’articolo di LiveSicilia sui neorenziani “orfani” di Renzi. 

La scena dei musicisti che suonano mentre la nave affonda. Ecco, leggendo le dichiarazioni dei renziani, nell’articolo di Accursio Sabella su Livesicilia, ci si è materializzata in mente quella scena. Non è cambiato nulla o meglio non può cambiare nulla.

Cari renziani,

ciò che per voi rappresenta un auspicio per noi, ma soprattutto per le migliaia di elettori che ci hanno abbandonato, è il primo obiettivo che ci spinge ad andare avanti. Voi pensate che riaprire i circoli, accogliere militanti e creare occasioni di impegno per i nostri giovani sia tornare indietro, noi invece crediamo sia l’unica strada per guardare avanti. Perché, cari compagni (se non vi offendete), il Pd che avete scelto, fulminati sulla via di Rignano, è nato sui grandi ideali riformisti che devono tornare ad illuminare il nostro cammino e mai più essere sacrificati in nome dell’interesse del capo di turno e dei suoi fedelissimi. Nessuno di noi pensa di spostare indietro le lancette della storia. Storia, sia inteso, della quale ognuno di noi resta orgoglioso. Nessuno di noi pensa, per dirla con Luca Sammartino, che chi non è d’accordo deve andarsene. Per noi la pluralità della politica è la parte più nobile della stessa. Non diremo mai che un partito ‘fa schifo’ solo perché chi lo dirigeva non ci ha convinto.

Vedete, cari compagni, è nell’essenza della militanza che sta la differenza: noi pensiamo che una tessera abbia valore se dietro quel codice c’è una faccia, una nome, una passione politica che non può essere ridotta a quota azionaria del partito. Voi continuate a pensare che l’incetta di ceto politico della destra sia la ricetta migliore senza accorgervi che quel modello è già fallito. Questo concetto, che non stancheremo mai di ripetere, non è settarismo, non è paura di aprirsi ma è semplicemente buon senso. Quel buon senso che ci fa dire che l’iscrizione del Sindaco di Palermo è un arricchimento per il Pd, mentre l’iscrizione di Dore Misuraca è una cosa che stride. Le elezioni ci hanno dimostrato che un’addizione non sempre genera una somma ma può produrre una differenza. Un partito è tale se riesce a rappresentare un pezzo della società, se rappresenta interessi legittimi, se riesce ad essere percepito come strumento portatore di istanze sociali. Con la vostra concezione il Pd ha provato ad essere riferimento di tutti senza rappresentare nessuno.

Il Pd che vogliamo rigenerare dovrà essere una comunità politica che torni a fare emozionare. Che permetta a tanta, tantissima gente di cedere parte del proprio tempo individuale al soggetto collettivo. Un partito che riannodi i legami sentimentali con un popolo che ha trasformato la delusione in rabbia ma che è ancora là e che aspetta di potere riabbracciare la più grande intuizione politica degli ultimi dieci anni.

Dobbiamo avere il coraggio di essere ‘di parte’. Sì cari compagni, la parte che pensa che chi è ricco deve pagare di più di chi non lo è, che un docente precario ha il diritto di stare con i suoi figli nella propria terra, che un ragazzo di colore va aiutato e che suo figlio, se nasce in Italia, è Italiano. Quella parte che non si vergogna a dire che se due ragazze o due ragazzi si amano possono stare insieme senza sentirsi diversi. Un Partito che riscopra l’etica della politica che ti obbliga a governare se vinci e a fare l’opposizione se perdi.

Cari compagni, provate anche voi ad essere ‘partigiani del Pd’. Abdicate alla tattica ed abbracciate la politica, fatevi contagiare dalla passione e dal senso di appartenenza. Non vogliamo tornare indietro ma vogliamo riportare il Pd ad essere un un partito grande ed autorevole invece di un contenitore ammaccato. Siamo nostalgici? Forse, ma abbiamo la presunzione di pensare che di questa nostalgia il Paese ha bisogno.


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