I pentiti incastrano il Dottore: mafia, ecco i verbali - Live Sicilia

I pentiti incastrano il Dottore: mafia, ecco i verbali

Ecco cosa hanno detto tre collaboratori di giustizia: Galatolo e Colletti (nella foto) e Filippo Bisconti

PALERMO – Ci sono le dichiarazioni di pentiti che contano agli atti del blitz del Ros che ha portato all’arresto dei Gruttadauro, padre e figlio. Nome di spicco, quello di Giuseppe, con una storia di rilievo. Oltre ad appostamenti e intercettazioni, i magistrati hanno lavorato sulle dichiarazioni di Vito Galatolo e Francesco Colletti per ricostruire i rapporti tra Roma e Palermo all’interno di Cosa nostra. Frizioni, nuovi assestamenti e personaggi insospettabili. LEGGI I PARTICOLARI DELL’ARRESTO

I verbali di Vito Galatolo

Affiliato nel 2010 nel carcere di Palermo, Vito Galatolo è stato, prima del pentimento, un uomo d’onore di Cosa nostra. LEGGI ANCHE Guttadauro pedinato, intercettazioni VIDEO

Con l’affiliazione divenne capo della famiglia dell’Acquasanta, al posto del padre Vincenzo, storico esponente detenuto da anni.

Nel 2014 Galatolo ha deciso di non essere coinvolto nell’attentato che Cosa nostra stava preparando ai danni del Pm Antonino Di Matteo.

Il 29 marzo del 2018 Galatolo indica Giuseppe Guttadauro come autorevole esponente mafioso a cui faceva capo Luigi Fabio Scimò.

“All’epoca, quando comandava Fabio Scimò – dice Galatolo – loro giravano pure per Fabio Scimò, tutti andavano da Fabio Scimò, a parte che era con i Lo Piccolo, anche con la parte dei Pagliarelli, ma aveva il Dottore Gruttadauro dietro le spalle, perché lui girava tutte cose, ma doveva dare conto e ragione a Guttadauro, quando è uscito Guttadauro, ma prima era Fabio Scimò che gestiva tutto”.

I verbali di Colletti

Dicembre del 2018. Durante l’inchiesta sui boss di Pagliarelli, Porta Nuova, Misilmeri – Belmonte Mezzagno e Villabate, Francesco Colletti, capo del mandamento di Villabate, chiede di collaborare con i magistrati della DDA di Palermo. Le sue dichiarazioni sono considerate di “formidabile rilevanza”. Colletti consente di delineare l’assetto della commissione provinciale di Cosa nostra palermitana, ricostituita il 29 maggio del 2018. LEGGI ANCHE Cimici, lo candidiamo

Colletti parla ai magistrati dei contrasti all’interno della mafia sulla figura del “dottore”.

“Io posso dire – dice Colletti – di Guttadauro che non so nulla, l’unica cosa che posso dire è che è stato un capo famiglia, è stato un mafioso che, prima del 2002, c’era lui a Corso dei Mille, questo sì”. Dal 2018, però, “Guttadauro – continua il collaboratore – non si doveva immischiare assolutamente sulle cose di Cosa nostra palermitana, questo so”.

I verbali di Filippo Bisconti

Dopo la morte di Totò Riina gli esponenti di vertice dei mandamenti di Palermo e provincia, avevano ricostruito la commissione provinciale. Filippo Bisconti era capo mandamento di Misilmeri/Belmonte Mezzagno, era uno dei membri di diritto della commissione. Aveva contatti diretti con Gregorio Di Giovanni (Porta Nuova), Settimo Mineo (Pagliarelli), Leadro Greco (Ciaculli), Calorgero Lo Piccolo (Tommaso Natale/San Lorenzo) e Francesco Colletti(Villabate Bagheria).

Bisconti ha confermato che “il dottore Guttadauro è stato capo mandamento di Corso dei Mille/Brancaccio”. “Io – ha aggiunto il collaboratore – l’ho conosciuto al carcere di Termini Imerese, nel 1996, se non ricordo male, la prima carcerazione mia, l’ho conosciuto al carcere di Termini Imerese, anche se io lo sconoscevo da fuori, come medico dell’ospedale, da molto tempo prima…al carcere dell’Ucciardone mi è stato presentato ritualmente, se non ricordo male da Giuseppe Graviano”.

Era detenuto Bisconti, “ma le voci al carcere si rincorrevano – ricorda ai magistrati – e io sentivo dire spesso <<Dottore Gruttadauro, dottore gruttadauro>>, mi è stato riferito che aveva assunto la carica di capo mandamento, a seguito proprio di quello che ho detto poco fa”.

Bisconti parla del figlio di Guttadauro “uno di loro faceva di tutto per essere intraneo alla famiglia mafiosa”. Agli atti c’è il racconto delle forniture per i lavori a casa di un “onorevole palermitano”.

Si parla degli appalti e del trasporto di inerti. Una storia di mafia vecchio stile.

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