“I problemi giudiziari del Presidente Lombardo? Sono cazzi suoi”. Con una battuta colorita, il nuovo assessore regionale alle Infrastrutture Andrea Vecchio archivia il possibile “contrasto” tra la sua storia personale di imprenditore antiracket e il governatore, gravato da accuse di mafia.
Vecchio è il successore di Pier Carmelo Russo. E al di là della contraddizione in “termini”, l’annuncio ha destato una certa sorpresa. Non tanto per la scelta dell’imprenditore catanese, quanto perché la presentazione del nuovo componente della giunta è arrivata quando era stata annunciata la presentazione di un altro assessore. Quello all’Energia, per l’esattezza. Che oggi, alla fine, non s’è trovato. Anche, sembra, a causa dei dubbi esternati dal maggiore “indiziato” a ricoprire quel ruolo: il dirigente generale Gianluca Galati. A Lombardo, così, non è rimasto che parlare di un disguido da lui provocato, dopo un comunicato che annunciava la presentazione del successore di Giosuè Marino.
A dire il vero, un nome per quella poltrona era circolato incessantemente nei minuti che hanno preceduto la conferenza. Un nome a sorpresa, quello del parlamentare del Pdl Fabio Mancuso. “Troppo” a sorpresa. Al punto che lo stesso deputato ha dovuto smentire con un comunicato: “Un incarico assessoriale – ha detto Mancuso – mi gratificherebbe solo se il partito lo decidesse. Venerdi prossimo, in direzione regionale, è probabile che tale prospettiva possa essere prefigurata. Ovviamente, – ha precisato – per un prossimo governo. In un’altra legislatura. Con l’annesso augurio di un risultato utile a tale incarico”. Insomma, assessore sì, ma non certo con Lombardo.
Una precisazione doverosa anche perché era stata subito interpretata come un nuovo segnale di avvicinamento tra l’Mpa e il centrodestra. “Intanto, il centrodestra faccia chiarezza al proprio interno”, ha commentato del resto Lombardo, non fugando affatto questi dubbi. Anzi, aggiungendo: “Il Nuovo polo sarà decisivo alle prossime Regionali. Sia per chi vince, sia per chi perde. Credo – ha però aggiunto – che se la nostra aggregazione corresse insieme al centrodestra vincerebbe certamente. Ma anche col centrosinistra, anche se in quel caso servirà un forte candidato di centro”. Insomma, Lombardo scherza, ammicca, provoca. “Il cuore, d’altra parte batte a sinistra”. Sarà.
Ma oggi, tra un annuncio e l’altro, è stata ufficializzato il quarto addio alla giunta in cinque mesi. Dopo Piraino, Di Betta, Marino e D’Antrassi, appunto, è stato il turno di Pier Carmelo Russo. Il motivo? Lo spiega Lombardo: “La Regione – ha detto il governatore – dovrà affrontare una causa intentata dalle ditte che si ritengono danneggiate dal nostro stop al progetto dei termovalorizzatori. Ci hanno chiesto un risarcimento da 800 milioni. Ovviamente – ha aggiunto Lombardo – nessuno meglio di Pier Carmelo Russo, che conosce la vicenda nei dettagli, potrebbe difendere gli interessi dell’amministrazione”. Insomma, appena uscito, l’ex assessore ha già convinto Lombardo ad affidarsi a lui per due casi che riguardano la Regione. Oltre al caso dei termovalorizzatori, Russo, come annunciato dallo stesso Lombardo, difenderà il governatore nella causa per diffamazione contro il quotidiano La Repubblica, dovuta a un’inchiesta pubblicata dal quotidiano, sulla privatizzazione delle coste siciliane. Una consolazione per l’ex segretario generale, considerato da Lombardo “il più chiaro esempio di come questa giunta abbia portato avanti la lotta contro Cosa nostra. Non è un caso – ha aggiunto Lombardo – che oggi Russo sia costretto ad affidarsi a un programma di protezione”.
Ma per un assessore “antimafia” che va, ce n’è uno che viene, appunto. Il motivo per il quale Vecchio ha deciso di accettare l’incarico, però, è quello, semmai, “di dare una risposta al mondo dell’edilizia, in grande sofferenza. Mi chiedo perché – ha detto Vecchio – si parla così tanto dei duemila operai di Fiat, che ovviamente meritano certezze sul loro futuro, e così poco dei settantamila siciliani che hanno perso il posto nel settore dell’edilizia”. Così, ecco il combattivo Vecchio lanciare subito l’idea “di rendere cantierabili subito due-tre progetti, che possano dare lavoro ad almeno 200 persone”. Insomma, sebbene il tempo a disposizione sia “di 50-60 giorni – ha proseguito Vecchio – investiremo il Palazzo come un ciclone. Cacceremo via i fannulloni. Se il Palazzo resisterà, andremo via. Ma non certo da sconfitti. Io lavorerò per rappresentare il mondo dei lavoratori, per dare risposte concrete ai loro problemi”. I problemi del Presidente, invece, “sono solo fatti suoi”.