Il bacio tatuato, il pentito e le nuove leve del clan Laudani - Live Sicilia

Il bacio tatuato, il pentito e le nuove leve del clan Laudani

Le richieste di pena della pg. Il processo d'appello.
INCHIESTA SMACK FOREVER
di
2 min di lettura

CATANIA – Altro che marchio di fabbrica. A Giarre c’era anche il marchio mafioso. Un bacio a fior di labbra rosso fuoco tatuato per essere considerati “della famiglia”. Il tratto distintivo lo avevano gli affiliati al clan della cellula giarrese che facevano riferimento al giovane boss Alessandro Liotta, detto ‘Faloppa’. La nuova leva è riuscita a creare un gruppo con nuove leve mafiose. Un branco capace di sottomettere commercianti e organizzare spedizioni punitive. Insomma molto violento.

Il tallone d’Achille è stato Alessio Baglione, uomo di fiducia di Liotta, che ha deciso di fare il salto del fosso e raccontare tutto ai magistrati. Da lì è partita l’inchiesta dei carabinieri – denominata Smack Forever – che grazie alle microspie hanno avuto riscontri alle dichiarazioni del collaboratore.  Gli imputati sono stati registrati mentre commentavano gli arresti del maxi blitz Vicerè del 2016, quando fu rasa al suolo la famiglia Laudani. Man mano si sono aggiunti anche le rivelazioni di altri pentiti, tra cui Sebastiano Spampinato e Giuseppe Liotta, ex soldati dei Laudani di Trecastagni e Adrano. E poi sono arrivati anche i verbali del boss dei Cintorino Carmelo Porto. 

Il primo grado vi sono state diverse condanne. Qualche assoluzione parziale è stata anche appellata dalla procura. La pg Iole Boscarino ha affrontato la requisitoria del processo d’appello chiedendo per la maggior parte la conferma delle pene inflitte dal gup Pietro Currò. Alcune richieste sono andate al rialzo. Per l’imputato chiave, Alessandro Liotta, la richiesta è arrivata a oltre 20 anni ma con il riconoscimento della continuazione con un’altra sentenza. Per la pg un fatto è certo però: “La confessione” dell’imputato “non può considerarsi meritevole di un’attenuazione della pena dinanzi ad un quadro probatorio granitico”.

La magistrata ha esaminato posizione per posizione i motivi d’appello arrivando alla formulazione delle richieste di pena: Alessio Baglione, collaboratore di giustizia, 2 anni con concessione della sospensione della pena; Emmanuel Bannò, 9 anni e 8 mesi di reclusione e 1800 euro di multa (conferma), Roberto Bonaccorsi, 7 anni e 6 mesi e 5400 euro di multa (continuazione con altra sentenza); Sharon Francesca Contarino, 1 anno, 9 mesi e 10 giorni (pena sospesa e non menzione della condanna); Filippo Giuseppe Del Popolo Chiappazzo, 8 anni (conferma), Rosario Pietro Forzisi, 4 anni e 8 mesi e 2 mila euro (conferma); Salvatore Greco, 8 anni e 6 mesi (conferma); Davide Indelicato, 8 anni e 4 mesi (conferma); Alessandro Liotta, 20 anni e 6 mesi (continuazione con altra sentenza), Carmelo Mauro, 9 anni e 4 mesi; Francesco Messina, 11 anni e 7 mila euro; Vincenzo Musumeci, 10 anni e 10 mesi e 20 giorni e 5 mila euro di multa (conferma); Salvatore Nicotra, 8 anni e 4 mesi (conferma); Massimo Pagano 9 anni, 9 mesi e 10 giorni; Ettore Riccobono 9 anni 10 mesi e 2000 euro (conferma). 

Il processo davanti alla Corte d’Appello proseguirà a maggio e giugno con le arringhe difensive. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI