Il centrodestra decide i candidati, Cascio: 'Sono sereno'

Il centrodestra sceglie i candidati, Cascio: ‘Sono sereno’

Filtrano segnali di ottimismo dal vertice romano con Salvini. Ma c'è ancora della strada da fare.
PALERMO 2022
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‘Tu il colore devi guardare’. Così recitava in dialetto una famosa pubblicità siciliana (‘Tu ‘u culuri c’ha taliari’) che i più maturi ricorderanno. Ecco, il colore della fumata che sale dal conclave del centrodestra, riunito a Roma da Matteo Salvini, per decidere i candidati a sindaco, è cangiante e molto della sua tonalità cromatica dipende da chi osserva. Traspare che c’è un discorso di fondo avviato, ma certezze, al momento, non ne escono. E’ verosimile pensare che ci siano, altresì, delle indicazioni, dei nomi più forti, sul proscenio. Il più forte di tutti, a Palermo, sembra quello di Francesco Cascio, sponsorizzato da Forza Italia e da Gianfranco Miccichè, mentre il partito vive una fase di conflitto politico.

La cautela di Minardo

“In Sicilia decideranno i siciliani: siamo impegnati per costruire una coalizione la più ampia possibile e confermare un centrodestra unito e vincente. Speriamo che nessuno si chiami fuori”, dice il coordinatore siciliano della Lega-Prima l’Italia, Nino Minardo, un tipo navigato e cauto che, in queste ore, sta tentando l’impossibile per raggiungere una sintesi, con la fatica di chi cuce notte e giorno. Traduzione? Azzardiamo. La partita non è facile, soprattutto, perché l’enigma ha un elemento quasi insormontabile nella ferma e legittima volontà del presidente Nello Musumeci di tentare il bis per Palazzo d’Orleans, sostenuto da Giorgia Meloni. In un frangente in cui la componente che discute è quella del centrodestra ‘governativo’, al netto di Fratelli d’Italia, nessuno ha la certezza di giocare su più tavoli e nessuno può dire: io prendo questo e lascio a te quest’altro. Da qui il procedere a tentoni e il richiamo all’unità di Minardo che spera che nessuno ‘si chiami fuori’. Ci si rivedrà e si vedrà. Il diktat salviniano: ‘O Palermo o la Regione’ è un’impresa di non semplicissima definizione. E non sarà comodo spiegarglielo. Di conseguenza, stando così le cose, se non c’è la Regione, nella testa di Salvini, c’è Palermo. E Scoma che non può dirsi escluso dal giro.

L’ottimismo di Miccichè

Subito dopo, ecco la nota del coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccichè: “Sono molto soddisfatto della riunione di oggi in cui è emersa l’assoluta voglia di stare uniti, per non gettare alle ortiche la possibilità palese di vincere le elezioni sia a Palermo che a Messina. Nel giro di pochissimi giorni verrà trovata l’intesa sui nomi dei candidati a sindaco”. Rispetto alle modalità del comunicato precedente c’è una accelerazione in più. Come dire: ci siamo quasi, anche se manca l’ufficialità. Inezie, quisquilie e pinzillacchere, insomma. In serata, si aggiunge Saverio Romano: “Noi con l’Italia ha sempre sostenuto le ragioni di un centrodestra che alle elezioni amministrative, da Palermo a Messina e in tutti i Comuni in cui si vota, proceda in modo unitario, nella consapevolezza dell’importanza dei valori politici che ci accomunano e della condivisione di programmi e azioni di sviluppo del territorio. La giornata politica di oggi segna un punto importante in questa direzione. Lavoriamo per candidature che siano espressione di tutti i partiti che compongono la coalizione, incluso Fratelli d’Italia”.

Cascio e Lagalla

Dalla parti di Forza Italia, anche a prescindere dalla voce di peso di Miccichè, la situazione viene raccontata con un piglio più deciso, nel perimetro di Palazzo delle Aquile. Quello di Francesco Cascio è il nome più forte, su cui, alla fine, si convergerà, né ce ne sono altri. Roberto Lagalla, ex rettore di Palermo, sostenuto dai centristi, è sicuramente un personaggio di altissimo profilo – si ragiona – ma, in questa fase tempestosa di tavoli romani, il marchio politico che lo sostiene, l’Udc, ha una voce in capitolo residuale. E’ una lettura sicuramente interessata, che non appare lontanissima dallo stato delle cose.

“Aspetto con serenità”

Palermo, Palazzo d’Orleans e il resto rappresentano delle singole scommesse in un contesto nazionale che vede impegnati i partiti del centrodestra a misurare le rispettive forze, per stabilire i futuri rapporti, con tanto di concorrenza interna. Lunedì il quadro dovrebbe essere più netto, dopo un’altra riunione romana. Nel frattempo, quasi tutti gli interessati hanno le bocche cucite. Parla (laconicamente) soltanto Francesco Cascio: “Aspetto con serenità le decisioni del mio partito e del centrodestra”. A ben guardare il sottotesto, senza fantasticare alcunché, suona quasi come l’implicita conferma, o percezione, di una investitura.


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