Il centrodestra cerca l'unità |Ma le distanze restano - Live Sicilia

Il centrodestra cerca l’unità |Ma le distanze restano

Forza Italia galvanizzata dopo la visita di Berlusconi. Musumeci e i salviniani restano freddi. E intanto i centristi...

PALERMO – La speranza si chiama Milano. Nel capoluogo meneghino, il “vecchio” centrodestra è riuscito a trovare una quadra e un candidato, sostenuto anche dagli alfaniani alleati di Matteo Renzi al governo. Caso più unico che raro, visto quello che accade nelle altre grandi città chiamate al voto per le amministrative. Lì, a partire da Roma, tutti in ordine sparso. Col grosso rischio di restare tagliati fuori a vantaggio di Pd e 5 Stelle, rimanendo a far da spettatori. Uno scenario che il centrodestra siciliano, ringalluzzito dopo la visita di Silvio Berlusconi a Palermo, vuole scongiurare. E così dopo le faide, le scissioni e i reciproci sgambetti che si sono susseguiti negli ultimi anni (diciamo dai tempi di Raffaele Lombardo all’altroieri), ora la parola d’ordine è unità. Magari cominciando dalle amministrative siciliane di giugno, che porteranno al voto alcuni comuni di medie dimensioni. Tra il dire e il fare però ci sono le divisioni sulle questioni concrete, a partire dal referendum sulle trivelle, come ricorda Nello Musumeci.

“Sono stato chiamato da almeno mille persone. Quello che è successo con l’arrivo di Berlusconi ha portato un risveglio del centrodestra”, racconta Gianfranco Miccichè, alla guida di Forza Italia in Sicilia. La kermesse del Politeama ha scaldato gli animi nel popolo del centrodestra che fu. “C’è sicuramente un ritrovato entusiasmo in Forza Italia”, dice il capogruppo all’Ars Marco Falcone, che guarda con ottimismo alle Amministrative di giugno: “Io sono convinto che in comuni importanti come Caltagirone, Patti, Vittoria ci giocheremo delle partite importanti”. Uno degli obiettivi, dopo le esplicite aperture di Berlusconi, è riagganciare i vecchi compagni di strada che da tempo stanno col Pd, cioè Ncd e Udc. “Mi pare che la loro gente auspichi un ritorno al centrodestra, è quella la loro area d’appartenenza”, dice Miccichè, che ha auspicato la riapertura del dialogo con gli alfaniani. “Quei pezzi di ex centrodestra sono considerati nel Pd come parte estranea, penso al senatore Firrarello, ad esempio… Io credo che quando proponiamo candidati validi ci si ritrova insieme”, aggiunge Falcone.

Dalle parti di Area popolare non è un mistero che diversi pezzi guardino con favore a una ricomposizione del centrodestra. A partire da Renato Schifani, che ha sempre frenato sulla svolta a sinistra di Ncd. Gianpiero D’Alia non ha lesinato aperture, ma il patto tra centristi e Pd in Sicilia tiene e un suo scardinamento al momento non è l’ipotesi più probabile.

E allora, aspettando un possibile ma la momento non certo immediato ritorno del figliol prodigo centrista, il centrodestra siciliano deve anzi tutto guardare dentro i suoi confini attuali. Che contemplano in teoria anche Matteo Salvini, per quanto il peso elettorale del leader leghista a queste latitudini sia tutto da capire. Salvini a Vittoria nei giorni scorsi si è detto disponibile a dialogare con il centrodestra in Sicilia, ma “guardando ad un progetto nuovo”. “Non voglio guardare al passato – ha sottolineato -, le vecchie marmellate non mi interessano”. Parole non dissimili da quelle di Saverio Romano. Il parlamentare leader del Cantiere popolare, che a Roma sta con Denis Verdini e quindi nell’orbita di Renzi, in Sicilia sta all’opposizione di Crocetta. “Certamente non mi attardo a considerare vecchi schemi (centrodestra-centrosinistra) come qualcuno ancora immagina”, ha detto nei giorni scorsi Romano in merito alla possibilità di una sua candidatura a sindaco a Palermo, ipotesi che avrebbe agitato le acque in Forza Italia. “Con Romano alla Regione lavoriamo ogni giorno insieme. Questo è poco ma sicuro, sul resto stiamo lavorando”, si limita a dire Miccichè al riguardo. In ballo, quando si parla del Cantiere popolare, c’è anche un pezzo di quel “popolo” ancora legato a Totò Cuffaro, di cui si è toccata con mano la consistenza all’affollatissima presentazione del libro dell’ex governatore al Don Bosco. Un patrimonio politico che il centrodestra vorrebbe non perdere a vantaggio del Pd renziano e del suo sempre più deciso sfondamento al centro.

A smorzare gli entusiasmi riportando tutti alla realtà ci pensa Nello Musumeci, che da candidato alla presidenza pagò proprio le divisioni del centrodestra. “Ho preso atto di questo sforzo del presidente Berlusconi, del suo appello all’unità ma soprattutto dell’invito a fare tesoro degli errori fatti nel passato – dice il leader di #DiventeràBellissima -. Però io non penso che l’unità debba essere un fatto aritmetico, serve una comune visione, costruire un’alleanza su un’intesa solida, concreta. Porto l’esempio del referendum sulle trivelle: Noi con Salvini e il nostro movimento civico sono per il sì al blocco delle trivellazioni, Forza italia ha un’altra posizione. Anche sulla riforma delle Province che andrà in aula non mi pare che ci sia più una posizione di intransigenza in Forza Italia. Ma allora come si costruisce un’alterativa?”. Insomma, Musumeci vuol capire “su quali valori e obiettivi” costruire una coalizione che nei suoi piani deve superare il centrodestra, recuperando l’astensionismo, da qui la caratterizzazione “civica” del suo movimento.

Frena anche Angelo Attaguile, leader in Sicilia di Noi con Salvini. “Unità? Per ora è un auspicio. Io non c’ero da Berlusconi. Non sono stato invitato, non c’è dialogo con Miccichè”, tiene subito a precisare il parlamentare. Che comunque afferma di condividere l’idea di un centrodestra che si presentI unito agli elettori, purché su una base di novità (anche di volti) e di intese chiare: “Nei comuni dove si vota stiamo cercando di fare un centrodestra che non sia una minestra riscaldata, come ha detto lo stesso Salvini. Serve una ventata di novità. E mi pare che per ora non ci sia ancora una chiara e precisa idea di cosa si vuole fare”.


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