Il maxi colpo alla Sicilcassa | Nessun colpevole, paga la Regione - Live Sicilia

Il maxi colpo alla Sicilcassa | Nessun colpevole, paga la Regione

Per quel furto, che secondo i pentiti sarebbe stato organizzato dalla mafia, non pagherà nessuno: il danno non deve essere risarcito perché è andato in prescrizione.

la decisione della corte dei conti
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PALERMO – Quando 22 anni anni fa venne scoperto i giornali parlarono di “colpo del secolo”. Dal caveau della Sicilcassa, ora in liquidazione, erano stati rubati valori bollati per 32 miliardi 157 milioni e 870 mila lire, pari a oltre 16 milioni di euro. Per quel furto, che secondo i pentiti sarebbe stato organizzato dalla mafia, non pagherà nessuno. Il responsabile del caveau, la guardia giurata in servizio di vigilanza la notte del 12 maggio 1989 e un dipendente della banca sono stati assolti per non avere commesso il fatto e la sentenza è ormai definitiva.

La Sicilcassa era stata però condannata “per colpa grave” a rimborsare alla Regione Siciliana, che aveva depositato quei valori in attesa di distribuirli ai tabaccai, 13 milioni e 252 euro: nella valutazione del danno si è tenuto conto dei valori già scaduti e di quelli recuperati e restituiti. Neanche questa cifra sarà però pagata. A conclusione di un lungo e complesso iter giudiziario la Corte dei conti ha stabilito in appello che il danno non deve essere risarcito perché è andato in prescrizione. Restano così impunite le “gravi carenze nella custodia dei valori bollati” emerse durante i processi.

L’inchiesta ha accertato che i sistemi elettronici di sorveglianza non funzionavano alla perfezione, quelli complementari o alternativi non esistevano, le chiavi per l’accesso al magazzino erano lasciate alla portata di tutti: e infatti i ladri penetrarono nel caveau usando semplicemente le chiavi. Anche la condotta del responsabile del caveau era stata segnata da “negligenza e imperizia”: non si è mai capito perché aveva tra l’altro disinserito il sistema di allarme e “resettato” l’orologio digitale che avrebbe consentito di individuare l’ora in cui l’allarme antifurto era scattato. Strano anche il comportamento del metronotte che effettuò l’ultima ispezione un’ora prima rispetto all’orario previsto. E quando fu informato dell’apertura del cancello che proteggeva l’accesso al corridoio della camera blindata chiamò il 113 invece di recarsi subito sul posto. Ogni colpa resterà impunita mentre la Regione sarà l’unica ad accollarsi il danno e perfino, ultima beffa, le spese del giudizio.

(ANSA)


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