Palermo, il decreto minaccia i ricevimenti: "Così è un vuoto a perdere"

Il Dpcm mette in crisi gli eventi: “Così è un vuoto a perdere”

Lo sfogo degli imprenditori palermitani dopo il 'taglio' degli invitati ai banchetti a un massimo di trenta persone

PALERMO – Nuovo decreto del presidente del Consiglio, e nuova stretta nelle vite e nelle attività degli italiani. Scende a 30 il numero massimo di invitati ai ricevimenti legati a matrimoni, battesimi, prime comunioni e altre cerimonie. Una batosta per gli addetti ai lavori, ancora scossi dal crollo di affari dovuto prima al lockdown e poi a un’estate trascorsa di fatto senza lavoro. Ecco perché sono proprio i protagonisti, pur non negando il bisogno di norme più stringenti per contenere la diffusione del Covid, a chiedere ai governi regionale e nazionale di rivedere quanto deciso.

I numeri nel Paese

In tutta Italia solo il comparto wedding conta cinquantamila tra imprese e partite Iva, più oltre trecentomila dipendenti tra impiegati stabili e stagionali. Un mondo attorno al quale gravitano aziende di catering, wedding planner, fotografi, musicisti, fioristi e chi confeziona abiti. A raccogliere le preoccupazioni degli operatori del settore è la Federmep, che stima una perdita di circa 20 miliardi di euro escluso l’indotto. “Questo weekend salteranno oltre cinquemila cerimonie tra matrimoni, comunioni e battesimi – afferma la presidente, Serena Ranieri – molti dei quali dovevano essere già celebrati in primavera”. LEGGI ANCHE: I WEDDING PLANNER CANNATA E MELILLI CONTRO IL DPCM

Ranieri allarga il campo e denuncia anche che “le famiglie dovranno fare i conti con danni non indifferenti, avendo per esempio dato lauti anticipi che purtroppo non verranno rimborsati”. Così come “saranno gettati centinaia di migliaia di euro di prodotti deteriorabili, acquistati per l’occasione e non più utilizzabili”. Federmep ha già inviato una lettera ai presidenti delle commissioni competenti di Camera e Senato, chiedendo “una deroga per gli eventi programmati, prevedendo rigidi controlli da parte delle autorità competenti, e ristori per le cerimonie che saranno annullate. Comprendiamo le ragioni di carattere sanitario, ma il governo non può non tenere in considerazione l’impatto economico e sociale di decisioni prese l’oggi per il domani”.

L’allarme da Palermo

Un colpo durissimo anche per le imprese palermitane, specchio della situazione generale italiana. “Da un lato il Dpcm arriva in un mese storicamente fra i meno attivi – osserva Vincenzo Giambanco, titolare dell’azienda Villa Dominici – ma dall’altro non si era ancora concluso il periodo delle prime comunioni e alcune sono state subito disdette”. La villa conta tre sale interne di varia grandezza, motivo in più per cui secondo Giambanco “il numero di trenta invitati è troppo esiguo. Mi risulta difficile anche giustificarlo al cliente: basti pensare che l’ambiente più piccolo che abbiamo a disposizione in questo periodo può ospitarne 40 e il più grande 150. Direi che potrei trovare diverse vie di mezzo garantendo comunque il distanziamento”.

La musica non cambia a Villa Zuccarello, come racconta la proprietaria e responsabile Giuliana, che rileva anche “tanta confusione, sia nella teoria che nella pratica. Avevamo in programma diversi ricevimenti nei prossimi giorni. L’ultimo caso? Avremmo dovuto ospitare 160 invitati dopo un matrimonio, era tutto organizzato nei minimi dettagli da tempo. All’improvviso ci stiamo trovando in una brutta situazione: tutti cercano delle risposte, il telefono squilla di continuo e non sempre si trovano i compromessi per far sì che gli eventi prenotati restino confermati”.

Dipendenti e responsabilità

Naturalmente, meno invitati ai banchetti significa anche meno personale all’opera. “In questo periodo abbiamo a che fare soltanto con lavoratori a chiamata, che quindi sono già in condizioni non stabili – dice Giambanco –. E per di più mi sono già dovuto tirare indietro con alcuni di loro perché materialmente mancano i numeri utili per impiegarli. Di fatto starebbero fermi”. Giuliana evidenzia il lato umano del rapporto coi dipendenti: “Non possiamo assolutamente permetterci che restino a casa, matrimoni o meno gli abbiamo dato prospettive e fatto promesse che vogliamo mantenere”.

“Musumeci intervenga”

Ascoltando lo sfogo degli imprenditori si percepisce la frustrazione di una categoria: “È un vuoto a perdere a tutti gli effetti – sostiene Giuliana – e rischiamo addirittura di andare in perdita pur di garantire il prezzo concordato inizialmente. Poi tutti i clienti sono diversi, sicuramente ci sarà quello comprensivo ma allo stesso modo avremo a che fare con chi non accetterà né i nostri prezzi né le condizioni che ci impone la legge. Praticamente occasioni perse”.

L’appello di Giambanco è di “rivedere al più presto il numero di invitati consentiti, perché al momento è veramente troppo basso. A maggior ragione se consideriamo che in un pullman i contagi sono molto più facili ma che al momento i trasporti non sono stati intaccati da nuove misure anti-Covid. So che il presidente della Regione Nello Musumeci non si è mostrato d’accordo con la scelta del governo e spero possa dare il suo contributo perché venga rivalutato il ‘capitolo’ ricevimenti. Già il nostro mondo ha subìto di tutto e di più, la stagione 2020 è stata una vera tragedia”.


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