PALERMO– L’inchiesta sulla Neurochirurgia dell’azienda ospedale Civico di Palermo è nata nel 2016 dopo esposti di un paio di medici del reparto. “Le indagini sono iniziate sull’utilizzo di un farmaco, la fluorescina sodica, impiegato da Francaviglia negli interventi per l’esportazione di tumori. Farmaco non previsto dalla legge – dice il comandante del Nas Palermo Giovanni Trifirò – Dopo nuovi esposti si sono controllati le placche, le viti e frese utilizzate negli interventi chirurgici. In molti casi ce n’erano di meno di quelli appuntati nel registro di carico e scarico. In alcuni casi non c’erano proprio”.
Una vite di metallo pregiato costava 100 euro, una fresa 309 euro, due placche 170 euro. Su 300 interventi eseguiti dal 2013 al 2016, ne sono stati presi a campione 40. Secondo il Nas la truffa alla sanità è nata anche in complicità con i vertici della società Servizi Miedicali srl di Palermo che si era aggiudicata una parte dell’appalto per la fornitura dei presidi ospedalieri per gli interventi, nel reparto di neurochirurgia, al cranio o alla colonna vertebrale. “In tutti e quaranta gli interventi chirurgici presi a campione – aggiunge Trifirò – sono state trovate anomalie. Il cento per cento. Il perito di pg dall’analisi delle Tac, in alcuni casi, ha notato anche la mancanza di dispositivi nel corpo del paziente. Come affermato anche da alcuni medici, sentiti nel corso delle indagini, non era necessario ripetere il taglio del cranio, come affermato nelle relazioni”.
Un danno per le casse della Regione Siciliana, tanto che è scattato un sequestro per equivalente per gli indagati: 43 mila euro. Al primario Francaviglia è stato anche contestato di aver inserito, grazie alla complicità di parte dei medici e infermieri del suo staff, i pazienti, visitati a pagamento nello studio privato, nell’agenda dei ricoveri della struttura pubblica “conseguendo – si legge nell’ordinanza del gip Maria Cristina Sala – ingiusti vantaggi economici derivanti dall’attività di libero professionale svolta in regime di extramoenia, con danno all’azienda ospedaliera di appartenenza, tenuta all’erogazione del servizio di assistenza sanitaria a soggetti in realtà non legittimati” dalle visite private.