PALERMO – “Dove sono le istituzioni oggi? E’ la seconda volta che sollecitiamo il presidente della Regione, Rosario Crocetta, perché raccolga il nostro invito a farsi carico della gestione del casolare in cui fu ucciso mio fratello Peppino, e oggi, purtroppo, non è qui”. Lo ha detto, con una punta di amarezza, Giovanni Impastato a Cinisi (PA), in contrada Feudo, la zona in cui si trova il caseggiato in cui fu massacrato l’attivista di Cinisi nella notte tra l’8 e il 9 maggio, prima che il suo corpo venisse trascinato sui binari e fatto esplodere per inscenarne il sucidio. “Le condizioni in cui è ridotto il casolare, ancora da espropriare e in stato di totale abbandono, testimoniano quale sia la mancanza di rispetto per la memoria storica del nostro Paese – ha aggiunto Impastato – qui Peppino ha esalato il suo ultimo respiro e qui registriamo con dispiacere l’assenza di un governatore che per la sua storia ritenevamo particolarmente sensibile a questi temi. Oggi abbiamo 30.600 firme raccolte da Rete 100 passi attraverso la piattaforma di petizioni on line ‘change.org’, ma la sottoscrizione continua e più avanti consegneremo le firme al presidente della Repubblica. Tenere in queste condizioni il casolare è un’offesa per tutti, specialmente per le istituzioni”.
Amarezza nelle parole di Giovanni Impastato, polemico per l'assenza del presidente della Regione nel giorno della commemorazione dell'omicidio dell'attivista di Cinisi alla manifestazione organizzata alla tonnara in contrada Feudo, che di quell'omicidio fu il teatro.
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