Era il 2006 quando a Mohammad Yunus veniva conferito il premio Nobel per la pace. Cos’ha fatto questo economista e banchiere bengalese per meritarsi il prestigioso riconoscimento? Ha inventato e sviluppato il microcredito. Fondando una piccola banca, Grameen Bank, nel 1977 ha intrapreso una vera e propria battaglia sociale contro un nemico invisibile ma tremendamente mortale: la povertà.
La Grameen Bank, “la banca del villaggio” tentando una traduzione, presta piccole cifre ai meno abbienti senza alcun criterio di solvibilità, quasi senza interessi, basando il rapporto con il cliente esclusivamente sulla fiducia. Un’idea rivoluzionaria considerando che oggi, con la crisi economica mondiale, le banche occidentali non concedono credito, e se lo fanno hanno bisogno di garanzie concrete tanto quanto rare: una casa di proprietà o un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Attenzione però, Mohammed Yunus non fa l’elemosina, come potrebbe sembrare a prima vista. I prestiti vengono concessi in base ad un’idea precisa: lo sviluppo economico e sociale dei propri territori. Vengono privilegiate le idee imprenditoriali, chi ha bisogno di un prestito per sviluppare progetti concreti, che favoriscano l’occupazione e l’emancipazione sociale. Il fine? Lo sviluppo del territorio, agevolando gli autoctoni a creare un’economia interna che non copi solo ed esclusivamente i paesi occidentali.
Altro aspetto di quello che potremmo definire una vera rivoluzione è che i prestiti sono concessi anche alle donne. Madri, mogli e figlie che fino a poco tempo fa non potevano avere un libretto di risparmio, nessun potere decisionale e di gestione, oggi, grazie al microcredito, possono avviare una propria attività ed essere padrone non solo del proprio destino, ma anche di quello dei loro dipendenti. Un sistema basato sulla buona fede non può che creare relazioni sane e costruttive, a quanto dicono gli esperti. Infatti, i creditori riescono a far rete. Si proteggono, si sostengono e coprono i debiti degli altri in caso di difficoltà.
Il sistema microcredito si sta sviluppando anche nei paesi occidentali, che negli ultimi anni scoprono di nuovo cosa sia la povertà. Nel nostro paese, che ha un tasso di esclusione finanziario altissimo (parliamo del 25 %), il microcredito è ancora poco diffuso e non è ancora regolamentato dalla legge. In Italia tali operazioni finanziarie sono affidate quasi ed esclusivamente ad associazioni religiose come la Caritas, o alla commistione fra enti locali, organizzazioni private e banche. Tra le altre troviamo la fondazione San Carlo in collaborazione con la Banca d’Italia, la fondazione Misericordia di Siena in partnership con Mps, o con Banca Etica, e ancora l’Agenzia di sviluppo per il Sud, che si avvale di un tipo di sostegno economico denominato “prestito d’onore” per lo sviluppo dell’auto impiego fra disoccupati o la creazione di corsi e assistenza per la durata di un anno.