Il passaggio di consegne e il monito sul fuoco amico - Live Sicilia

Il passaggio di consegne e il monito sul fuoco amico

Musumeci si toglie qualche sassolino dalla scarpa dal palco di FdI.
centrodestra
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CATANIA – Sul palco dei patrioti già proiettati al governo nazionale si consumano gli ultimi strascichi della ferita ferale che ha dilaniato il centrodestra siciliano. Ferita che spetterà a Renato Schifani suturare dopo le “nozze rosse” del Trono di Spade in salsa sicula consumate in occasione della guerra sul bis di Musumeci). Il presidente della Regione (che rispolvera per l’occorrenza i suoi 52 anni di militanza a destra) apre la kermesse catanese di Donna Giorgia vestendo i panni del candidato blindato al Senato sotto l’effige della fiamma e non perde l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. 

Nel corso del suo intervento fiume Musumeci si rivolge a Renato Schifani e lo mette in guardia dal fuoco amico. “Tu sei persone di grande esperienza, non hai bisogno di consigli e io sarei la persona meno adatta: occhio al fuoco amico”, dice tra gli applausi.  Poi rincara la dose. “Io sarei stato ricandidato presidente se solo avessi accettato un compromesso, ma avrei tradito i valori della destra e dei siciliani: ‘A sciarra è sempre ‘pa cutra…’ (‘La lite è per il copriletto’)”. Parole come pietre che la dicono lunga sula malessere che sopravvive nel centrodestra siciliano che per amore della pax romana, con le elezioni politiche dietro l’angolo, si è visto costretto a sotterrare l’ascia di guerra. Ma sul campo ci sono morti e feriti. Il passaggio di consegne tra Musumeci e Schifani segna tuttavia una inevitabile tregua. Sul palco la Giorgia nazionale è scortata dai maggiorenti del partito, il colonnello Ignazio La Russa sta dietro le quinte come ogni eminenza grigia che si rispetti.

“Oggi non parlo, quando parla il presidente del partito parla solo il presidente” dice ai cronisti a margine dell’evento l’artefice delle ultime operazioni del partito in terra sicula (compresa la compilazione delle liste in Sicilia Orientale). E il pensiero corre al grande assente della festa tricolore.  Provando a giocare all’Enigmistica dei patrioti, il cruciverba-gadget simbolo della campagna elettorale di Fratelli d’Italia, la domanda alla quale rispondere potrebbe suonare più o meno così: Due verticale, undici lettere. “Candidato alternativo a Musumeci, gradito a svariati alleati, ma non al suo partito”. La risposta è semplice: Raffaele Stancanelli. Un nome che ricorre con frequenza tra i capannelli dei militanti. “Non c’è nessun giallo, Stancanelli è a Bruxelles a svolgere il suo lavoro”, rassicura qualcuno. “Ha ricevuto un trattamento ingiusto, nomale che non ci sia senza contare che Musumeci ha parlato senza sosta per oltre 15 minuti lanciando segnali chiari”, sussurra a bassa voce e a taccuini rigorosamente chiusi qualcun altro.  Ma questa ormai è un’atra storia.

E allora meglio correre ai ripari ed evitare che si consumino altri dolorosi strappi. Non a caso il leitmotiv più ricorrente nelle dichiarazioni di Renato Schifani è l’unità della coalizione. “Ho sempre avuto ottimi rapporti con gli alleati, sono una persona di equilibrio e se in passato ci sono state tensioni nella coalizione farò in modo che non ci siano scorie”, dice il candidato del centrodestra poche ore prima di salire sul palco con Musumeci. Chi vivrà vedrà. 


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