Il pm Patronaggio e il Viminale | Tutti i nodi dell'inchiesta - Live Sicilia

Il pm Patronaggio e il Viminale | Tutti i nodi dell’inchiesta

Il faccia a faccia con i vertici del Ministero dell'interno è durato tre ore. Gli scenari.

IL CASO DICIOTTI
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PALERMO – E’ durato circa tre ore il faccia a faccia tra il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e i vertici del Dipartimento delle Libertà Civili del Ministero dell’Interno, Gerarda Pantalone e il suo vice, Bruno Corda, sentiti al palazzo di Giustizia di Roma come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulla privazione della libertà personale dei profughi trattenuti su nave Diciotti.

Il magistrato, che potrebbe modificare le ipotesi di reato iniziali di sequestro di persona e arresto illegale nel più specifico sequestro di persona a scopo di coazione, introdotto a marzo nel codice penale e punito con la reclusione fino a 30 anni, è alle prese con una serie di complesse questioni giuridiche: dalla individuazione della contestazione più idonea, all’accertamento delle responsabilità individuali. Non è semplice ricostruire la catena di comando che ha gestito prima l’ordine di non fare attraccare la nave della Guardia Costiera con 190 migranti a Lampedusa e poi la disposizione di vietare lo sbarco a Catania, sede individuata dal ministero delle Infrastrutture come il porto sicuro.

L’inchiesta di Patronaggio, che nei giorni scorsi ha eseguito personalmente un’ispezione a bordo dell’imbarcazione e sentito già alcuni testimoni, è stata delegata alla Guardia Costiera. Resta aperta poi la questione della competenza sull’inchiesta, tutt’altro che risolta: l’individuazione del luogo in cui è stato commesso il reato, Lampedusa o Catania, determina l’autorità giudiziaria legittimata a procedere. E un altro aspetto che potrebbe incidere sull’organo inquirente è l’eventuale iscrizione nel registro degli indagati di esponenti del Governo che radicherebbe nel tribunale dei ministri l’autorità giudiziaria competente. Ieri il Viminale ha smentito la notizia di un interrogatorio imminente del ministro Matteo Salvini che, comunque, senza l’autorizzazione del Parlamento, in quanto senatore, potrebbe essere sentito solo come testimone e non come indagato. “Mi spiace c’è qualche giudice che ha tempo di interrogare funzionari pubblici: vengano direttamente da me, mi sembra meschino prendersela con dei funzionari quando c’è un ministro e un vicepresidente del consiglio che si prende la responsabilità di dire No”, ha detto Salvini a fine giornata. E a difesa della magistratura, oggetto nei giorni scorsi, di violente critiche politiche si sono schierati i consiglieri del Csm Valerio Fracassi, Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e Luca Palamara che hanno chiesto che venga messo all’ordine del giorno del Plenum fissato per il 5 settembre “la verifica del rispetto delle norme”. “Gli interventi a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti – hanno sottolineato i quattro togati -, rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del CSM per tutelare l’indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine”.


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