Un antidoto al terrapiattismo, una medicina salutare contro il veleno distillato da troppe fantasticherie paramafiose. Questo è stato l’incontro tra il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, e gli studenti del Gonzaga. L’istituto non può essere più considerato – quale che sia il significato attribuibile all’espressione – una scuola soprattutto elitaria, ammesso che sia mai stata così, connotata esclusivamente nel senso delle classe e del censo. Il Gonzaga, oggi, è una centrale moderna di civismo, una fucina di intelligenze e sensibilità, piantato nel cuore di Palermo. Molto si deve alla sua guida, padre Vitangelo Denora, un sacerdote che, quando non è nelle zone della guerra in Ucraina per salvare bambini e ragazzi, vive nelle contraddizioni di una città a cui va indicata una strada.
Ed è dunque naturale che proprio il Gonzaga sia il teatro di un dibattito vero sull’arresto di Matteo Messina Denaro, per troncare le suggestioni trattativiste – ‘si è consegnato’ – di cui lo stesso procuratore De Lucia aveva fatto giustizia: “Ciascuno può fare i commenti che vuole, d’altronde esistono anche i terrapiattisti, ma le speculazioni devono fermarsi davanti ai fatti”.
Concetto ribadito dal magistrato:” Io l’indagine l’ho fatta e so come è stata fatta. So chi quando e come l’ha individuato, con grande delusione di quelli che sostengono che la terra sia piatta. Questo è uno strano Paese, erano passati pochi minuti dall’annuncio, poi sono iniziati quelli che a Parigi definiscono i murmurii. I fatti raccontano un lavoro impressionante e un uomo che, fino al momento della cattura, a tutto pensava tranne che a farsi prendere. Ma da noi è sempre così. Non c’è un momento in cui stiamo tutti uniti per festeggiare i successi”.
“E ancora: “C’è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e quello in cui si dice che potrebbero succedere, io non parlo di un signore che è stato condannato anni fa per favoreggiamento e che circola in alcune tv”.
Non può mancare un riferimento su temi attualissimi: “Le intercettazioni e il carcere duro per i mafiosi sono irrinunciabili nella lotta ai clan”. Né manca una riflessione su alcuni dettagli esistenziali trapelati: “Anche l’ultimo criminale ha diritto alla sua dignità. Parlare delle amanti del boss, delle pillole che prendeva non è stato un buon servizio. Io sono qui per parlarvi in termini seri di una cosa seria. Che il latitante fosse malato era una voce che girava e che è stata raccolta”.
“E’ importante quello che sta vivendo la città di Palermo – chiosa padre Denora -. Si parla spesso di giovani ma non si parla ai giovani e con i giovani. I giovani devono diventare protagonisti nella lotta alla mafia. Il nostro desiderio è quello che si punti sempre non su letture superficiali ma su interpretazioni e riflessioni significative per la crescita di questi nostri ragazzi e ragazze. Il 2 giugno del 1982, in questa scuola i giovani del Gonzaga incontrarono, dopo una loro lettera, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Oggi, con il procuratore De Lucia, proseguiamo sulla scia anche di quell’incontro”.
“La nostra Repubblica – dice il procuratore – ha un debito, che non si può colmare, verso le vittime della mafia che, comunque, impone un adempimento. La cattura dell’ultimo stragista, in qualche misura, il 16 gennaio, lo ha ripagato”. I ragazzi pongono una raffica di domande, si vede che hanno riflettuto sull’argomento e che sono stati guidati bene nell’approfondirlo. Così, parola dopo parola, viene scrostato il gossip dal marchio MMD. E resta, nella sua nudità sanguinaria, Matteo Messina Denaro, il boss che ha seminato inenarrabile dolore. (Roberto Puglisi)