Il vitalizio è l’ultima frontiera della libido popolare, l’acqua miracolosa per movimenti e partiti urlatori: tagliarlo sanifica lo spirito e depura l’organismo. È un momento catartico, per il cittadino più arrabbiato; l’apoteosi, per gli apologeti dell’a-politica, impropriamente detta antipolitica.
Perché non c’è politica dove c’è rabbia furiosa e odio ad oltranza; lì attecchisce solo la pianta del giacobinismo, piena di aculei velenosi che iniettano falsa rivoluzione e falsità ideologiche. Guai a pungersi con quegli aculei! Obnubilano la mente, generano mostri, offuscano il discernimento.
E non c’è antidoto. Quasi nessuno ha il coraggio di opporvisi e non c’entrano i milioni che lo Stato minaccia di togliere alla Sicilia. C’entra il mainstream, Il politically correct; c’entra la pancia della gente e quel filone politico-culturale originato dalla depressione economica del secondo millennio, che in tutto il mondo ha generato povertà e odio di classe.
Sia chiaro, io non difendo i vitalizi (non me ne frega niente) e non difendo chi difende i vitalizi (non ha bisogno di un avvocato scribacchino); difendo solo un principio, che è giuridico, ancorché soggetto a interpretazioni, e di buon senso: i diritti acquisiti non si toccano. Anche a me fa schifo il fatto che la Sicilia spenda diciotto milioni l’anno per gli assegni ad ex deputati ed eredi e anch’io sono straconvinto dell’opportunità che il deputato cessato dalla carica debba ricevere una pensione commisurata all’ammontare dei contributi versati. Ma nessuno potrà mai convincermi che la retroattività di una legge possa spingersi fino a tanto.
Una legge di riforma esiste già, dal 2012, e lo stesso dicasi per la Sicilia e per i deputati siciliani: la si applichi senza retroattività e amen. Se invece mettiamo in discussione i diritti acquisisti, per quanto odiosi possano apparirci, rischiamo di far precipitare il Paese in un caos senza fine, dove l’unica legge che conta è quella del vento: si va dove ti porta.
I diritti acquisiti devono essere preservati proprio perché diritti, al di là di quanto sia privilegiante goderne. C’è gente che, legittimamente, ha progettato la propria vita in base a quel vitalizio: dir loro che era tutto uno scherzo, che devono rinunciare a quel progetto non è solo sadico, è ingiusto. Non solo, ma ci sarebbero altre forme di razionalizzazione, ad esempio il contributo di solidarietà; però capisco che non sarebbe lo stesso, non ci sarebbe quel sadismo che scorre nelle vene del popolo incazzato, che vuole solo la ghigliottina per i politici, tutti. Soltanto loro. Gli altri tutti salvi: super burocrati, dirigenti, membri della Corte costituzionale, magistrati di Cassazione, membri del Consiglio di Stato, sindacalisti, manager. Solo la politica al patibolo.
Dov’e’ l’equità? Dov’è il buon senso? È questo il tema, inutile girarci intorno: i vitalizi sono il monumento della maledetta politica di casta da buttar giù, tra le “urla” estatiche della web-generation e gli olé del “piazzismo” di massa.
Che pazzia, schierarsi dall’altra parte! Che pazzia, difendere la casta e i privilegi! Già li vedo, gl’intransigenti Robespierre da tastiera, lì pronti a digitarmi addosso improperi e contumelie. Ma io la difendo (e difendo il mio diritto di difenderla), perché far parte della cosiddetta casta politica non è una colpa, la disonestà lo è. Per quella invoco garantismo ai minimi termini e galera subito. Invece, ci sono persone che hanno fatto politica onestamente e a cui quel vitalizio spetta di diritto, considerato anche il fatto che fare politica onestamente, a qualsiasi livello la si faccia, non ti arricchisce; anzi. Quasi ci perdi. E ci guadagna la società. Perché da un politico onesto, fosse anche il meno brillante della storia, la società ha da guadagnarci sempre; e comunque.
E allora tagliate, sforbiciate, razionalizzate, ma non toccate i diritti acquisiti, perché questa non è politica redistributiva di ricchezze, è solo strage di agnelli, fagocitati dai lupi del populismo; antipaticissimi, snob, ma pur sempre innocenti agnelli. Qualcuno chiuda il recinto e si torni al buon senso.