"Inammissibile e infondato": i pm contro il ricorso di Pogliese - Live Sicilia

“Inammissibile e infondato”: i pm contro il ricorso di Pogliese

La procura di Catania ha presentato una memoria in tribunale.
LEGGE SEVERINO
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Inammissibile, nullo e, comunque, infondato per difetto dei requisiti”. Questo scrive la procura di Catania in una memoria depositata al tribunale contro il ricorso presentato dagli avvocati del sindaco Salvo Pogliese. I legali Claudio Milazzo ed Eugenio Marano hanno chiesto, in un documento di 27 pagine, che la rinnovata sospensione del primo cittadino, disposta dalla prefettura etnea, venisse bloccata. I magistrati, però, hanno manifestato la loro contrarietà alla richiesta. Dall’udienza di oggi, comunque, non dovrebbe venire fuori una decisione, attesa invece per i prossimi giorni.

Si tratta dell’ormai annosa vicenda della sospensione di Pogliese per effetto della legge Severino. Un caso che si trascina da luglio 2020, quando il sindaco è stato condannato in primo grado, dal tribunale di Palermo, per peculato. La pena stabilita dal giudice era di quattro anni e tre mesi di reclusione nel processo sulle “spese pazze” all’Ars. Fatti avvenuti negli anni in cui Pogliese, lontano dall’essere sindaco, era invece un votatissimo deputato regionale del Pdl.

Emessa la sentenza, come prevede la legge Severino, Pogliese era stato sospeso per 18 mesi dall’esercizio della sua attività di sindaco. Parallelamente al processo penale (l’Appello comincerà il prossimo 9 giugno), è quindi partito il contenzioso al tribunale Civile. I legali del primo cittadino hanno fatto ricorso contro la prima sospensione. Una delle motivazioni addotta dagli avvocati riguardava l’incostituzionalità della norma: i giudici l’hanno considerata meritevole di approfondimenti, hanno sospeso la sospensione e si sono rivolti alla Corte Costituzionale.

Per un anno, da dicembre 2020 a gennaio 2021, Pogliese è tornato in sella, sullo scranno più alto di Palazzo degli elefanti. Poi la pronuncia della Corte Costituzionale, quasi ovvia: la Severino non è incostituzionale. Ma la sospensione, puntualizzano i giudici di Roma, ha natura cautelare e non punitiva. A quel punto si è aperto un altro taglio della faccenda, già ingarbugliata: che fare della sospensione? Considerare il tempo trascorso dal momento in cui era stata comminata? Oppure congelarla ed escludere dal conteggio i mesi in cui la sospensione era stata a sua volta sospesa?

Prima ancora che si pronunciasse il tribunale Civile, la prefettura ha preso in mano la situazione e ha ri-sospeso Pogliese per i rimanenti 14 mesi. Una scossa difficile da digerire per il primo cittadino. Poi è arrivato anche il rigetto del ricorso da parte del tribunale Civile. E con esso un nuovo annuncio di battaglia da parte dei legali del sindaco. Gli avvocati Milazzo e Marano sostengono che la sospensione avrebbe dovuto cessare la sua efficacia il 24 gennaio 2022, 18 mesi dopo la sospensione. Ci sarebbe stato, dunque, da parte “dell’amministrazione Interna” un errore di interpretazione della norma.

Per la procura di Catania, invece, nessuno sbaglio. “La nota del prefetto del 24 gennaio 2022 non può qualificarsi come provvedimento amministrativo – scrive la magistrata Agata Santonocito nella memoria depositata in tribunale – Ma rappresenza piuttosto una comunicazione”, per chiarire la durata residua della sospensione. Il fatto che questa dovesse essere conteggiata a partire da luglio 2020, senza considerare il periodo in cui è stata bloccata, sarebbe “contrario non solo al dato letterale della norma e alla interpretazione datane dalla Giurisprudenza, ma anche alla logica“. Il ricorso, quindi, sarebbe inammissibile e nullo.

Sarà ancora il tribunale a dovere decidere. Nel frattempo, lontano da Palazzo degli elefanti, Pogliese spera nella modifica della legge Severino. In parlamento ci sono due proposte di legge che puntano allo stesso obiettivo – una del Partito democratico e un’altra di Fratelli d’Italia – oltre che il referendum in materia di giustizia. Nel frattempo, tra un’attesa e l’altra, il sindaco deve restare lontano dal suo scranno.


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