Incompatibilità: "Basta | con parentopoli e doppi incarichi" - Live Sicilia

Incompatibilità: “Basta | con parentopoli e doppi incarichi”

Le norme non sono nuove. Ma proprio in questi giorni, il governo è tornato alla carica sui casi di "conflitto d'interessi" dei regionali. Crocetta: "E' l'ultima volta che lo chiediamo. Poi procederemo con i nostri controlli". La dirigente generale Giammanco: "Finora un solo caso accertato".

PALERMO – La data è quella del 18 giugno. E non è un caso. Dodici giorni fa, infatti, è esploso il caso della dirigente dell’assessorato Infrastrutture che avrebbe “favorito”, nell’aggiudicazione di un bando, l’azienda nella quale lavora la figlia. Conflitto d’interessi. Questa l’accusa. Anzi, ben più pesanti sono le reazioni di quei giorni. Con la vicenda che viene prima lanciata dal presidente della Commissione antimafia Nello Musumeci e poi raccolta dal governatore Crocetta e dall’assessore Torrisi che decidono di presentare un esposto in Procura. E avvertono: “Per la dirigente c’è il rischio del licenziamento”. Un concetto ribadito anche oggi dal governatore. “Quella delle incompatibilità – spiega Crocetta – è una questione che noi portiamo avanti sin dall’inizio. Quando, ad esempio, decidemmo la maxi-rotazione nel dipartimento Formazione – aggiunge – il motivo fu proprio questo: ci siamo accorti di casi simili. Adesso, dopo il caso della dirigente del settore Trasporti, siamo molto preoccupati. E abbiamo deciso di chidedere per l’ultima volta ai dipendenti di rendere note queste situazioni. Dopodiché, faremo da soli”.

È proprio in quella caldissima giornata in cui saltò fuori il “caso” di presunta incompatibilità del dipendente che portò avanti fino a un certo punto il bando per l’affidamento del settore trasporti per le piccole isole, che il dirigente generale del dipartimento Famiglia e Lavoro, Antonello Bullara, decide di pubblicare una direttiva. Dal titolo inequivocabile: “Obbligo di astensione in caso di conflitto di interessi”. Una direttiva che rimanda alla legge nazionale “anti-corruzione”. Un articolo di quella legge, infatti, precisa: “Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale, devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto anche potenziale”.

Un principio che, del resto, sottolinea la Bullara, è già in qualche modo espresso dal “codice di comportamento dei dipendenti della Regione siciliana”. “Il dipendente – si legge in quel codice di comportamento – si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi personali, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali”.

Una direttiva, quella della Bullara, che non fa altro che ribadire i concetti già diffusi da un’altra direttiva. Di qualche mese fa. Era il 29 aprile quando anche il dirigente generale della Funzione pubblica, Luciana Giammanco, aveva diffuso un testo molto chiaro. Con tanto di questionario alla fine. Una direttiva che rientrava nel Piano triennale di prevenzione della corruzione e che entrava più nello specifico del comportamento del singolo dipendente.

Norme, avvertenze che però, proprio in questi giorni, il governo di Crocetta ha deciso di ribadire, di rilanciare, di sottolineare ulteriormente. Ma per l’ultima volta. “Il nostro – spiega – è un atteggiamento assolutamente garantista. Chiediamo ai dipendenti di dichiarare i casi di possibile incompatibilità e conflitti di interesse. Ma sia chiaro: noi chiediamo queste cose da un anno e mezzo. Se assisteremo ancora a ritardi e ‘distrazioni’, come quello che abbiamo dovuto registrare recentemente, procederemo per conto nostro. Facendo dei controlli anche a campione. E a quel punto, nel caso in cui scoprissimo situazioni di quel tipo, procederemo col licenziamento”.

Ed eccoli, giusto per ricordarli, i doveri del dipendente regionale: “All’atto dell’assegnazione dell’ufficio quello di informare per iscritto il dirigente generale del dipartimento in cui si presterà servizio di tutti i rapporti diretti o indiretti di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia avuto negli ultimi tre anni”. In questo caso, il dipendente dovrà anche specificare se “in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado, il coniuge o il convivente abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i rapporti di collaborazione; se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all’ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate”.

Ma oltre a “segnalare” il caso di conflitto, il dipendente dovrà anche “astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interesse con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado”. E ancora, “astenersi dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o dei conviventi”. Oppure, persino nel caso di “persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli, o il coniuge, abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi”.

Di motivi, insomma, ce ne sarebbero diversi. Eppure, da quando la Giammanco ha diffuso la circolare, nessun caso di compatibilità è saltato fuori. L’unico, come detto, quello che riguarda la dirigente delle attività produttive in “conflitto” col lavoro della figlia in Ustica Lines. “La legge prevede – spiega il dirigente generale alla Funzione pubblica – che i casi di incompatibilità ‘potenziale’ vengano segnalati dai dipendenti ai dirigenti. E da questi ai dirigenti generali, e infine agli assessori competenti”. Ma il capodipartimento della Funzione pubblica riveste anche il ruolo di responsabile dell’anticorruzione. “A me vanno segnalate invece – puntualizza la Giammanco – le situazione di incompatibilità, come dire, conclamata. Finora, a parte quel caso cui accennavamo, non è arrivata nessuna segnalazione”.

Ma non solo. Evidentemente, in questi giorni, il “tema” delle incompatibilità dei dipendenti regionali è nella mente del governo. Perché in molti dipartimenti, è apparsa un’altra circolare. Anche questa sullo stesso argomento. Declinato solo in maniera diversa. Anche questa circolare è firmata da Luciana Giammanco. Stavolta, la nota della dirigente responsabile dell’anticorruzione ricorda il divieto per i dipendenti dell’Amministrazione pubblica di ricevere e accettare “incarichi (siano retribuiti o anche conferiti a titolo gratuito) che presentano le caratteristiche dell’abitualità e della professionalità, che configurino situazioni di conflitto di interesse o che determinino altre situazione di incompatibilità”. I dipendenti, insomma, non potranno, ad esempio, “esercitare attività di tipo commerciale/industriale/artigianale o comunque imprenditoriale, né esercitare alcune professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro”. Sono esclusi dal divieto gli incarichi in società partecipate o in organismi regionali.

Eppure, giusto per restare nell’ambito dello stesso assessorato alla Funzione pubblica, nei giorni scorsi non è mancato l’imbarazzo. L’assessore Valenti infatti, ha dovuto “escludere a priori” la possibilità di richiedere, in vista dell’applicazione del tetto agli stipendi dei regionali, un parere all’Ufficio legislativo e legale. Dove un esterno come Romeo Palma avrebbe potuto anche esprimersi sull’estensione agli esterni di quel tetto. Adesso qualche dubbio riguarda anche l’eventuale coinvolgimento dell’Aran, agenzia che ha il compito di lavorare al rinnovo dei contratti dei regionali. Un passo che potrebbe essere necessario per l’attuazione dei nuovi limiti. Limiti che riguarderebbero, così, anche gli esterni. Cioè anche la moglie di Claudio Alongi, il presidente dell’Aran: Patrizia Monterosso.


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