Palermo, Irpef bocciata, Orlando alle prese con lo spettro del default - Live Sicilia

Irpef bocciata, Orlando alle prese con lo spettro del default

Il voto del consiglio comunale mette nei guai il Professore

PALERMO – Niente raddoppio dell’Irpef, niente accordo con lo Stato e il rischio del default per il comune di Palermo adesso diventa più concreto che mai. La settimana santa inizia nel peggiore dei modi per l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando, che vive la sua personalissima Passione con qualche giorno di anticipo: il voto di Sala delle Lapidi, arrivato un po’ a sorpresa, mette nei guai il Professore e soprattutto scatena la bagarre politica.

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Il piano di riequilibrio, votato a gennaio scorso per non far precipitare Palermo nel dissesto, deve infatti procedere di pari passo con l’accordo da firmare col governo Draghi che prevede un contributo della città pari a un quarto dei 180 milioni promessi in 20 anni; soldi che il sindaco aveva assicurato di poter incassare grazie al raddoppio dell’Irpef e alla nuova tassa sui passeggeri portuali. L’accordo con lo Stato non è ancora stato siglato, ma la delibera di oggi per l’aumento dell’imposta sulle persone fisiche era un passaggio obbligato, una sorta di delibera attuativa preventiva del patto con Roma che adesso è seriamente in bilico.

Che tirasse una brutta aria era stato lampante già la settimana scorsa, quando la bocciatura era stata evitata solo per l’assenza di un consigliere: l’amministrazione attiva aveva così provato a trovare una via d’uscita, ossia il ritiro della delibera per ritoccare le tariffe andando incontro alle fasce economicamente più deboli. Un modo per prendere tempo e magari trovare una convergenza anche con parte delle opposizioni, alcune delle quali erano state determinanti già a gennaio per l’approvazione del riequilibrio.

Ma lo schema questa volta non è riuscito: le elezioni sono ormai alle porte, Orlando è ufficialmente in campo a sostegno di Franco Miceli e a destra in molti hanno accusato i consiglieri di minoranza di collaborazionismo col sindaco, con uno scontro sotterraneo fra chi siede già a Sala delle Lapidi e chi vorrebbe entrarci. Sotto la regia di Totò Orlando, il consiglio ha così impallinato l’ex maggioranza prima respingendo la proposta di rinvio (appena otto su 28 i voti a favore) e poi bocciando la delibera (con i “sì” precipitati a tre), complici anche le vistose assenze sia fra i banchi degli orlandiani che del centrodestra (con Zacco arrivato in tempo a votare no).  

Il sindaco ha subito puntato il dito contro i “consiglieri irresponsabili”, seguito da Franco Miceli che ha provato a ricompattare Pd, M5s e sinistra, ma la verità è che l’ex maggioranza è ormai allo sbando: nessuna regia, nessuna sponda fra le opposizioni, ranghi sfilacciati e il risultato è una bocciatura che fa male anzitutto al Professore. “Dovrò parlarne con gli uffici, ma è mia intenzione dare seguito alla delibera consiliare del piano di riequilibrio che è vigente e ancora vincolante – assicura l’assessore al Bilancio Sergio Marino – A meno che il consiglio non ritiri l’atto”.

Il punto è che il sindaco è finito in un vicolo cieco. Senza numeri in Aula e senza più un dialogo con parte delle minoranze, Orlando non può firmare l’accordo con Draghi che ha peraltro accusato più volte di aver penalizzato Palermo per avvantaggiare Napoli, forse dimenticando di aver rivendicato in prima persona l’intesa con Roma all’indomani del riequilibrio. L’unica speranza per il primo cittadino è arrivare a un accordo col consiglio comunale ripresentando una delibera modificata, altrimenti l’epilogo della sua carriera a Palazzo delle Aquile potrebbe coincidere con la dichiarazione di fallimento del Comune. Non proprio il miglior biglietto da visita per Miceli e il centrosinistra a due mesi dal voto.


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