PALERMO – Non si concluderà a breve la vicenda che coinvolge la famiglia che gestisce il Baretto a Mondello, la società italo-belga, che ne rivendica la proprietà, e il Comune di Palermo.
Questa mattina si sarebbe dovuto procedere allo sfratto, ma questo è stato rimandato al prossimo 19 agosto. La società italo-belga ha inviato una nota nella quale scrive: “Pensiamo di poter dire come oggi si sia consumata la sconfitta di tutti. La sconfitta del diritto, del buon senso, della ragionevolezza, della conoscenza dei fatti, dell’autonomia dei ruoli e, soprattutto, del lavoro. Ascoltando le continue fuorvianti dichiarazioni, anche quella della mancata consegna per asserite difformità e non, come in realtà, per mancanza di forza pubblica, confermiamo ancora una volta che sarebbe stato meglio che avessero parlato soltanto i tribunali, che, in questo caso, nelle sedi competenti, hanno deciso esclusivamente su un rapporto contrattuale tra due soggetti privati in cui una parte, è doveroso dirlo, non ha ottemperato alle proprie obbligazioni economiche, come peraltro sembra voglia continuare a fare”.
“Indipendentemente dalla storicità dell’ attività – si legge nella nota -, che nessuno vuole mettere in discussione, è difficile comprendere come si possa continuare ad agitare gli animi adombrando presunte “condizioni” a favore e, contemporaneamente, insistere nel “dimenticare” quello che si qualifica, in questo come in qualunque rapporto contrattuale tra operatori economici imprenditoriali, semplicemente come debito, adottando manovre elusive già censurate da ulteriori tribunali, spossessandosi del personale patrimonio e, soprattutto, sconfessando la propria conferita intenzione di far scorrere il tutto con tranquillità”.
“Il debitore, storico sì, in questo caso, confondendo date e provvedimenti, ha tenuto sempre un rapporto contrattuale con la società per poi ritenere opportuno “affidarsi” diversamente. La società Mondello, accentando la condizione di morosità, pur non registrando mai alcun atto di prontezza, ha consentito che lo stesso continuasse a svolgere le proprie attività senza riscuotere il dovuto per più anni. Il debito, legittimato, oggi è consistente e, chiunque, lo reclamerebbe. Rimangono immutate, in ogni caso, le esigenze di riqualificazione dei luoghi, attraverso progetti
condivisi con gli obiettivi di programmazione urbanistica dell’amministrazione, di cura paesaggistica, di sistemazione del verde, per restituire l’agognato nuovo decoro del lungomare”.