La 13enne stuprata a Catania: il dna inchioda l’ultimo fermato

La 13enne stuprata a Catania: il dna inchioda l’ultimo fermato

Tutti i particolari

CATANIA – A riconoscerlo è già stata la vittima, che non ha avuto dubbi a puntare il dito contro di lui. Adesso emerge che c’è una coincidenza fra il suo e terzo Dna estratto dalle tracce biologiche prelevate dagli indumenti della 13enne stuprata dal branco nella Villa Bellini di Catania. Si aggrava la posizione del settimo fermato dai carabinieri.

L’inchiesta

Per l’accusa, in pratica, la corrispondenza del dna è la conferma della sua partecipazione agli abusi commessi ai danni della ragazzina. Il riconoscimento “all’americana” si è svolto intanto alla presenza del magistrato che coordina le indagini dei Carabinieri. L’indagato ha 18 anni. E’ maggiorenne da poco e sarà giudicato come un adulto. La sua posizione sarà trattata dalla Procura distrettuale. Per la posizione dei minorenni invece la Procura minorile ha aperto un fascicolo su altri due dei sette egiziani coinvolti.

L’accusa

Secondo l’accusa, il neo maggiorenne sarebbe uno dei due che avrebbe materialmente abusato, assieme a un minorenne, della ragazzina. La vittima ha identificato in tutto tre componenti del branco: un minorenne e un maggiorenne che l’avrebbero violentata e un altro egiziano che la bloccava impedendole di sottrarsi agli abusi.

Il settimo fermato è stato sottoposto subito al tampone per prelevare materiale biologico da cui estrarre il Dna da confrontare con le tre tacce ematiche, seminali e salivare trovate negli slip della 13enne dai Carabinieri della Sezione investigazioni scientifica del nucleo investigativo di Catania e analizzati dal Ris di Messina. Ora emerge dunque una corrispondenza. Intanto le indagini proseguono. Ora si attendono le udienze di convalida.

Il ritratto di due indagati

Intanto, dalla comunità in cui alloggiano due dei giovani fermati, parlano di “neo-maggiorenni bene inseriti”. Uno avrebbe un impiego nell’edilizia e un permesso di soggiorno in vista. L’altro sarebbe stato in procinto di iniziare un tirocinio che gli avrebbe aperto le porte del mondo del lavoro e un permesso di soggiorno scuola-lavoro già autorizzato. Entrambi vengono dall’Egitto, entrambi continuano ad avere rapporti con le famiglie di origine.

Il ritratto riguarda due dei sette ragazzi egiziani fermati con l’accusa di avere violentato una 13enne a Catania la sera del 30 gennaio. I due hanno da poco compiuto 18 anni e non avrebbero partecipato materialmente agli abusi, ma avrebbero assistito senza impedire la violenza. Gli operatori della comunità in cui alloggiano si dicono “sotto choc”.

Nessun sospetto

“Non avevamo alcun motivo di sospettare che potessero fare azioni del genere“, dicono. Uno dei due il pomeriggio dello stupro, ha raccontato quanto era accaduto ed è stato accompagnato dall’operatore della comunità alloggio in cui viveva dai carabinieri. Avrebbe fornito agli inquirenti elementi utili a ricostruire i fatti, una collaborazione che gli ha fatto ottenere i domiciliari.


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