CATANIA – Un intervento, quello del sindaco di Belpasso Carlo Caputo, che riportiamo di seguito. La vicenda è quella della cosiddetta “battaglia dell’acqua” che tiene banco non tanto (o non solo) dal punto di vista amministrativo-giudiziario ma ancor prima politico.
Ecco l’intervento del primo cittadino che offre una sua visione sulla faccenda.
“Commissariati per tradizione”
“La solita storia siciliana, commissariati per tradizione. Il gestore unico dell’acqua è una realtà in tutta la Nazione, non da ieri ma da vent’anni. Che ad occuparsi di acque non dovessero piu essere una galassia di società ma un unico gestore per ogni provincia lo impose la legge. Critiche all’inizio degli anni 2000, tanti i Consigli comunali che si opposero a questo nuovo modello di gestione ordinato dalla Legge, risultato? Nulla, in Italia la Legge o si cambia o si rispetta; non cambiò nulla e tutti i comuni vennero obbligati ad aderire all’ATI IDRICO – ovviamente come nella consueta tradizione siciliana – con atto di un Commissario per l’emergenza idrica in Sicilia”.
“Niente chiacchiere”
“Ogni provincia ha la sua peculiarità, nella maggior parte di queste venne stabilito che la forma di gestione del servizio idrico integrato avvenisse tramite concessione a terzi, nella provincia di Catania sembravamo più fortunati : la forma di gestione pianificata fù quella della “Società mista a prevalente capitale pubblico con partner privato”. Insomma, a Catania il “pubblico” (i Comuni) è piu forte, perché rispetto alle altre province può esercitare un ruolo di partecipazione maggioritaria e diretta alla gestione delle acque. Purtroppo tutta questa pianificazione è rimasta dormiente, la convenzione non viene mai definita.
In questo tempo infinito arriva una sentenza, un giudizio di ottemperanza: l’assemblea dell’ATI idrico deve approvare la convenzione. L’ottemperanza non lascia spazio alle chiacchiere ed alle discussioni, qualunque avvocato lo sa, si esegue e basta. Invece inizia un dibattito tra i Sindaci della provincia di Catania durato qualche settimana. Il problema maggiore? Voler cambiare una convenzione in poche settimane, in pratica quello che non si è riusciti a fare in vent’anni di inattività si vuole realizzarlo in pochi giorni.
“Sì alla convenzione”
Personalmente la mia posizione è stata quella di votare la convenzione così come è stata redatta dai tecnici dell’Ati in modo da adempiere alla sentenza d’ottemperanza del Giudice e soprattutto non sprecare risorse provenienti dal pnrr. Infatti senza firma della convenzione, il Pnrr non viene né ereditato da Sie e/o senza proroga delle società in house queste non avranno la liquidità per andare avanti. Sarà il naufragio del Pnrr. Senza gestione unica, si perderà altresì il Piano Nazionale Acquedotti e qualsivoglia finestra di finanziamento, una catastrofe per questo territorio.
La convenzione è fortemente garantista, la parte pubblica, in Sie, vale il 51% e può esercitare funzioni di sorveglianza, di controllo, di indirizzo incisive. A guisa del controllo analogo nei comuni. Ha un ruolo centrale nel comitato di sorveglianza.
In caso di mancata firma nel consiglio di sorveglianza della convenzione da parte di Ati, dinnanzi al giudice che ci ha chiesto di ottemperare, sarebbe Hydro Catania (che ha dato parere favorevole alla firma) adempiente e Ati inadempiente, riaprendo le pretese risarcitorie da parte del privato. Sarebbe un favore al socio industriale e da amministratore non ne comprendo il motivo”.