La ferocia di una madre | La ferocia degli altri - Live Sicilia

La ferocia di una madre | La ferocia degli altri

La storia di Samuele
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(rp) Nei vicoli del centro, abbiamo respirato la disperazione della mamma di Samuele. Non la giustifichiamo. Non c’è un alibi o una scusa per quello che ha fatto (ammesso che davvero l’abbia fatto, chissà…), per le percosse inflitte a suo figlio. Ma certi orrori possono nascere da stati cocenti di disperazione. La Chiesa ha una buona lezione da dare in proposito: separare il peccato dal peccatore. Prendere l’azione perversa, condannarla, attribuirle una sanzione. Eppure, non bruciare sullo stesso rogo l’intera persona che l’ha resa concreta. Dalla tolleranza di questa divisione, discende la speranza della rieducazione. Non ci sono uomini o donne talmente legati al proprio errore da non potere essere recuperati. E se non è possibile recuperarli, sono pur sempre donne o uomini. Nessuno ha il diritto di gettare via qualcuno, o di rinchiuderlo in una cella e buttare la chiave, o di condannarlo all’espiazione senza riscatto, la pena di morte.

Nei vicoli di Palermo, ci sono mamme che tirano l’anima con i denti. E non diventano abusanti o violente per questo, perché l’altro sbaglio è considerare meccanico l’automatismo tra sofferenza e sopraffazione: ci sono altri modi di reagire. Ma quando una mamma commette il peccato della madre di Samuele, tutto è meglio dei commenti che – in larga parte – si sono letti fin qui. Più che commenti, un linciaggio.Una furia da Colosseo. Una rabbia e un odio perfino compiaciuti. Allora a che serve dirsi espressione di una civiltà migliore, se non si prova un pizzico di compassione umana per l’oscurità dell’abbandono, per i cosiddetti “peggiori”?

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