Guerra dopo agguato a Mirabile |Parla la vedova Di Pasquale - Live Sicilia

Guerra dopo agguato a Mirabile |Parla la vedova Di Pasquale

Salvatore Di Pasquale è stato ucciso nel 2004: una risposta - secondo gli inquirenti - per vendicare l'attentato al boss santapaoliano Alfio Mirabile. Di questo omicidio sono accusati Dario Caruana e Salvatore Guglielmino. Il pm Rocco Liguori ha chiamato a deporre la moglie della vittima.

I retroscena del delitto di mafia
di
4 min di lettura

CATANIA – E’ un viaggio negli anni bui della storia della sua famiglia. Claudia Cutispoto, vedova di Salvatore Di Pasquale ucciso il 29 aprile 2004, rivive ogni istante di quei maledetti giorni primaverili durante la sua audizione al processo davanti alla Corte d’Assise di Catania che vede alla sbarra due dei presunti sicari di suo marito: Davide Caruana e Salvatore Guglielmino.

Vacilla diverse volte Claudia. I capelli biondi raccolti con una pinza. “Sono ricordi troppo brutti” – è lo sfogo. “Questo non lo dovevano fare a un padre di famiglia: ho dovuto crescere quattro figli da sola. Sono 11 anni che soffro”.

Il pm Rocco Liguori le chiede di tornare indietro nel tempo, a qualche mese prima dell’omicidio di Salvatore. “Ha avuto un incidente con la macchina di un’altra persona che aveva avuto in prestito” – racconta. La donna non ricorda il nome del proprietario. Il magistrato legge il verbale redatto dalla polizia dopo l’omicidio: la vedova agli agenti aveva parlato di “Angelo Pappalardo”. “Quello che ho detto è vero” – afferma la teste.

L’incidente avrebbe provocato un violento litigio tra Salvatore Di Pasquale e Angelo Pappalardo. “Voleva i soldi per essere risarcito del danno” – aggiunge la vedova. Il marito avrebbe risposto che “se ci fosse stata la possibilità l’avrebbe riparata la macchina”. Ma questo non sarebbe bastato: sarebbero iniziate le minacce. “Se non paghi ti mando quelli di Monte Po” – avrebbe raccontato Salvatore Di Pasquale alla moglie.

La spedizione punitiva sarebbe arrivata da lì a poco. “C’è stata un’aggressione” – dice con un filo di voce Claudia Cutispoto. Sei persone lo avrebbero minacciato e picchiato. La vedova conosce i nomi solo di due: ritorna Angelo Pappalardo (che farebbe parte del gruppo mafioso di Monte Po) e poi Alfio Mirabile, “che è morto dopo mio marito” – precisa la donna. Il boss dei Santapaola, anche per quello che avrebbero raccontato nel quartiere, era presente all’aggressione. E nelle dichiarazioni raccolte dalla polizia nei giorni dopo l’omicidio la donna parla di “Alfio Mirabile come il mandante” di quel pestaggio. Sui due nomi ruotano le domande del controesame dei difensori degli imputati.

Il boss Santapaoliano avrebbe contattato Salvatore Di Pasquale. “Lo voleva con lui – racconta la vedova – ma mio marito gli disse di no”. Quello che invece si sarebbe “dichiarato” uomo fidato di Alfio Mirabile sarebbe stato Angelo Pappalardo, il proprietario dell’auto. Quello che lo avrebbe minacciato dicendo: “se non aggiusti la macchina ti finisce male”.

La moglie è convinta che il movente dell’omicidio sia da ricercare proprio in quella diatriba per la vettura incidentata, ma la ricostruzione della procura è alquanto diversa. Il delitto Di Pasquale si inserirebbe in una faida intestina che si stava consumando in quegli anni nel clan Santapaola e che era sfociata nell’agguato (fallito) nei confronti di Alfio Mirabile, elevato a reggente dal cognato Antonino Santapaola. Ad organizzare l’eliminazione del “braccio destro” del fratello del capomafia Nitto sarebbero stati i vertici della famiglia Ercolano Mangion, che stava tentando di fermare la scalata criminale di “Ninu U Pazzo” Santapaola.

Caruana e Gugliemino avrebbero ucciso Di Pasquale per vendicare l’attentato a Mirabile: era fortemente sospettato di far parte del commando armato che aveva cercato di ammazzare il reggente santapaoliano e, inoltre, alla notizia del ferimento Di Pasquale avrebbe addirittura “gioito”. Anzi avrebbe detto di “voler stappare lo champagne”. Una frase che Claudia sente mormorare anche il giorno del funerale di suo marito. Per lei si tratta di un pettegolezzo: “Mio marito non ha mai detto quelle cose”. Anzi la vedova precisa che suo marito non avrebbe mai sparato a qualcuno. “Piangeva anche quando schiacciava una mosca, quindi immaginate” – commenta.

Glissa ogni domanda il fratello della vittima, Sandro Di Pasquale. Anzi alla lettura delle dichiarazioni rese ai poliziotti dopo l’omicidio dice di “non aver mai fatto quelle affermazioni. Io e mio fratello non avevamo rapporti stretti”- è la giustificazione alla mancata conoscenza di alcuni episodi accaduti a Salvatore prima dell’agguato. “Ma dopo l’omicidio non si è informato per capire cosa è successo?” – domanda il pm. “Ormai era morto” – risponde. L’unico particolare che conferma il teste è il soprannome dato alla famiglia Di Pasquale, e cioè “Giorgio Armani”.

Il processo contro Caruana è stato “riunito” con il procedimento a carico di altri due killer dei Santapaola: Salvatore Guglielmino, accusato dello stesso omicidio e di Lorenzo Saitta “detto Scheletro”, imputato per il delitto di Michele Costanzo, anche lui ammazzato nel 2004.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI