La mamma è gay? "Non importa" - Live Sicilia

La mamma è gay? “Non importa”

Sentenza sull'affidamento dei figli
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Vivono in un paesino della provincia di Enna, tremila abitanti, dove le voci girano: lei, 30 anni, impiegata, ha una relazione con una donna, un’amica; lui, 40 anni, meccanico, non regge lo scandalo e si rivolge al tribunale, chiedendo, nell’ambito della causa di separazione, che i bambini, di 3 e 6 anni, restino con lui. Nel ricorso spiega che l’omosessualita’ puo’ far perdere qualsiasi freno inibitore e qualsiasi remora a compiere gesti ambigui e perversi, addirittura in presenza dei figli. La vicenda finisce davanti al giudice Alessandro Dagnino, che non la pensa cosi’: la relazione omosessuale di una madre – dice nell’ordinanza -, laddove non comporti pregiudizio per la prole, non costituisce ostacolo all’affidamento condiviso dei figli, che possono abitare con lei. Il tribunale decide anche che la casa coniugale spetta alla madre e ai figli, e che l’uomo – il quale non aveva alcuna intenzione di sborsare un euro – dovra’ versare ogni mese un assegno di mantenimento di 600 euro. In attesa della sentenza che sara’ essere emessa dal tribunale in udienza collegiale, il giudice non ha infierito contro il ricorrente, spiegando che ”e’ umanamente comprensibile, soltanto in questa prima fase, il disagio conseguente al fallimento dell’unione matrimoniale, tenuto conto del contesto sociale di un piccolo centro”. ”Il tribunale – dice l’avvocato della donna, Salvatore Timpanaro – ha quasi bacchettato il marito: il suo potrebbe rivelarsi un atteggiamento discriminatorio tale da compromettere la serena crescita dei minori. Per il momento il giudice ritiene ‘umanamente comprensibile’ la reazione del padre, ma solo in questa prima fase”. La difesa ha invocato l’articolo 3 della Costituzione e citato la giurisprudenza in materia (tre casi simili accaduti tra il 2006 e il 2008 a Napoli, Catanzaro e Bologna, che riguardavano padri gay) e ha sostenuto che quello del marito era un pregiudizio: ”Una relazione omosessuale – spiega il legale – non puo’ essere causa di inidoneita’ per l’affidamento condiviso. Puo’ esserlo la modalita’ del comportamento, anche quella che si puo’ instaurare in una relazione eterosessuale”. L’avvocato Timpanaro, sempre a Nicosia, tribunale in via di smobilitazione, nel 2008 ha ottenuto che un padre separato, accusato di maltrattamenti, potesse intrattenere rapporti con i figli attraverso una webcam, due volte a settimana e per 20 minuti. Si deve a lui anche la costituzione di parte civile di una bimba di 4 anni nei confronti della madre, accusata di aver eluso un provvedimento di affidamento. Inoltre, in un processo intentato da una sua cliente contro l’ex marito che non pagava gli alimenti, e per questo condannato sette volte, ha fatto valere la responsabilita’ sussidiaria dei nonni, ottenendo che fossero loro a versare l’assegno mensile. Intanto, il presidente del tribunale per i minori di Roma, Melita Cavallo, spiega che ”il rapporto con la madre, specialmente in caso di bambini piccoli, non deve mai essere interrotto. Solo quando i figli cresceranno e la relazione omosessuale della madre potra’ causare loro pregiudizio – penso che in una situazione come quella di un piccolo centro possano essere derisi a scuola – la decisione del tribunale, se necessario, potra’ essere rivista”. Infine, secondo i dati forniti dal presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani, l’11% delle separazioni giudiziali e’ causato dai tradimenti omosessuali del partner-genitore.


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