La musica è finita, gli amici salutano | Ma la colpa non è tutta di Orlando - Live Sicilia

La musica è finita, gli amici salutano | Ma la colpa non è tutta di Orlando

Orlando incontra il Dalai Lama (archivio)

Un sindaco in difficoltà. E gli amici di ieri se ne vanno...

Dario di una crisi
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Ora che pure gli amici vicini e lontani se ne vanno, o sono in procinto di, verrebbe da dire, con affetto: dai, Luca, la musica è finita, lascia il passo a qualcun altro. Perfino, Giusto Catania – uno che era un fedelissimo – non ha resistito alla tentazione del comunicato pubblico e sferzante che segue la bocciatura a opera dei revisori dei conti: “Diventa improcrastinabile una riunione tra il Sindaco, Leoluca Orlando, e la sua maggioranza per analizzare, fino in fondo, le difficoltà dell’attuale fase politico-amministrativa e per elaborare le necessarie soluzioni per ridare slancio ad una esperienza che rischia di impantanarsi. Serve un colpo di reni e il parere negativo dei revisori dei conti può essere uno spunto per rimettersi in cammino e per rendere irreversibili gli elementi di trasformazione della città che, purtroppo, nell’ultimo anno sembrano scomparsi dall’orizzonte”.

Intanto, il Pd, sempre pencolante tra la sindrome di Stoccolma e la ribellione, chiede, dal canto suo, un confronto, con il capogruppo Dario Chinnici. E chiarisce: “Non consentiremo di confondere il piano dei conti con quello di nomine e rimpasti”. Un antipasto per la guerriglia del sottogoverno di un regno nel suo lungo tramonto.

E ci sono delle ovvie ragioni che consiglierebbero una reazione decisa, altro che una fumosa riflessione di segreteria da trasformare in una seduta di psicologia collettiva, tra coloro che hanno o hanno avuto responsabilità di governo e di malgoverno in questa città, perché il profilo di un sindaco in crisi, da solo, non basta a giustificare lo sfascio evidente sotto gli occhi di tutti.

Questa Palermo sporca, caotica, invivibile e adesso anche ‘bocciata’ – in un rimpallo di deduzione e contro-deduzioni – è, infatti, il prodotto di un’intera classe dirigente, di un segmento culturale elitario che ha scelto la comoda strada dei simboli, lasciando da parte le cose.

Il fregio del Teatro Massimo, di cui essere orgogliosi. L’esaltazione di ‘Manifesta’, della capitale della cultura. Tutte esperienze buone e giuste. Ma, intorno, una città crollava e moriva di inedia; ma, nel resto dei suoi quartieri sviliti, munnizza e confusione regnavano. Né si poteva denunciarlo – denunciare, cioè, l’ovvio – senza incorrere nella nota sfotticchiante di qualche amico del sindaco e della contentezza, a tutti i costi. Gli amici, appunto, che se ne vanno quando finisce la musica.

Così, al cospetto di sempre nuovi e sinistri scricchiolii, verrebbe proprio da dirlo: Luca, la musica è finita. Per aggiungere subito dopo: tu sei responsabile al pari di coloro che, fino ieri, fiduciosi alfieri dell’orlandismo, oggi si apprestano a discenderne precipitosamente le valli, dopo avere bevuto alla coppa del tuo stesso potere. Leoluca Orlando è il marchio che possiamo dare alla percezione di un fallimento politico. Ma le colpe sono di tanti.

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