La nuova politica | e l'impegno della Chiesa - Live Sicilia

La nuova politica | e l’impegno della Chiesa

Come costruire il domani

Voci dalla comunità
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È passato sotto silenzio, mi pare, l’appello rivolto alla Chiesa nei giorni scorsi da Luca Sammartino, nel corso di un’intervista a Livesicilia. Il politico siciliano, tra le altre cose, si rivolgeva al mondo cattolico: “La Chiesa torni a essere protagonista, torni a essere una porta aperta per chi vive nel disagio. Vengano valorizzate le piccole parrocchie, si riaprano gli oratori. Anche lì dovremo cercare e trovare i protagonisti della prossima classe dirigente siciliana. La gente non abbia timore di scendere in campo, ma non attorno a un simbolo, bensì ritrovandosi sui temi. L’obiettivo è fare in modo che una nuova generazione sia protagonista”.

Ho ripensato a questo appello durante una cena, nel giardino della chiesa di Maria SS. delle Grazie, a Brancaccio, insieme ad una ventina di studenti lombardi, provenienti dal decanato di Treviglio. I ragazzi erano stati condotti dal loro parroco a visitare i luoghi di padre Puglisi e a conoscere la realtà del Centro Padre Nostro. La diocesi milanese, a cui appartenevano i ragazzi, ha una solida tradizione oratoriale, come la Sicilia d’altronde. Questa tradizione ha resistito ai radicali mutamenti sociali che abbiamo alle spalle. Negli anni di profonda crisi economica che la società italiana ha attraversato, nel corso degli anni Duemila, la Chiesa ha rappresentato “una porta aperta per chi vive nel disagio”, uno spazio di gratuità per le vittime della civiltà del “dio denaro” (papa Francesco).

Certamente, negli ultimi decenni, è diminuito in tante realtà il numero dei volontari che tradizionalmente tenevano aperti gli oratori. Ma è cambiato anche il ruolo dell’associazionismo cattolico, che ha saputo apportare nuova linfa vitale agli spazi parrocchiali (manca forse, ancora, un’adeguata comprensione della funzione del laicato, ma si tratta di un’altra questione). Per restare alla realtà di Brancaccio, penso al ruolo del Centro Padre Nostro. Padre Puglisi aveva voluto che il Centro si muovesse in comunione con il cammino della comunità parrocchiale. Don Pino guardava con simpatia anche al vasto movimento laicale sorto dopo il Concilio Vaticano II. Egli stesso doveva gran parte della sua maturazione all’incontro con Presenza del Vangelo, il movimento fondato da P. Placido Rivilli a ridosso della seconda guerra mondiale.

Il vescovo e storico Cataldo Naro diceva: “Non si capisce Puglisi senza Presenza del Vangelo”. Il cammino del martire palermitano si è incrociato con diversi movimenti e aggregazioni laicali, dalla Comunità di Sant’Egidio al movimento dei Focolari, in un rapporto di stima e di amicizia, quando non di aperta collaborazione. La sua vicenda esistenziale ci ricorda come la realtà della Chiesa odierna sia complessa e vada letta con lenti adeguate. I nuovi movimenti, ma direi lo stesso anche per l’Azione Cattolica, non hanno più quel rapporto di subalternità, rispetto ai partiti politici, che tanti cattolici avevano nei confronti della Democrazia Cristiana. Sono cambiati i tempi e gli uomini. L’associazionismo cattolico – per non parlare di tante organizzazioni laiche o di ispirazione protestante, come il Centro diaconale valdese La Noce, a Palermo – ha saputo garantire il tessuto sociale del nostro paese in anni difficili e il suo ruolo è andato ben oltre quello di semplice vivaio per i partiti politici.

I partiti, nuovi o vecchi che siano, dovrebbero guardare a movimenti e ad associazioni come ad un serbatoio di idee, oltre che di uomini, a cui attingere, per consolidare una nuova visione della società. Tanti dei drammi che viviamo si spiegano, da un lato, con la separazione tra cultura e politica, per cui la polemica contro la cosiddetta casta ha portato al trionfo dell’improvvisazione e dell’incompetenza; dall’altro, con il fatto che molti credenti vivono oggi una separazione tra fede e cultura, che li rende incapaci di condividere nella storia ciò in cui credono. Ma un cristianesimo senza spessore storico è integralismo o, nella migliore delle ipotesi, puro devozionismo, che forse porta consolazione, ma non incide più di tanto nella vita degli uomini e delle donne.

Condivido il passaggio dell’appello con l’invito a ritrovarsi sui temi. C’è una nuova agenda da ricostruire. Penso al rapporto tra le generazioni e all’invecchiamento della popolazione, ai cambiamenti climatici, ad uno ius culturae per le nuove generazioni di migranti, solo per citare alcuni punti. Tornare a parlare e a confrontarsi, in modo laico e senza fondamentalismi, sarebbe già un buon punto di partenza.


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