La paura e quell'angelo che lo ha salvato: il racconto di Vanni Calì

La paura e quell’angelo che lo ha salvato: il racconto di Vanni Calì

La testimonianza dell'imprenditore rapito ad Haiti, accolto a Palazzo degli Elefanti VIDEO

CATANIA – Visibilmente emozionato e provato. È stato accolto dal sindaco Pogliese, Vanni Calì, l’ingegnere catanese tenuto in ostaggio ad Haiti per oltre venti giorni. E liberato, dopo tanta sofferenza.

L’affetto della sua città

Salvo Pogliese lo ripete senza sosta. Catania è grata a Calì, che in passato si è speso attivamente per la sua città. Città che adesso lo ritroverà, probabilmente alla Sidra. La presenza del presidente della partecipata Fabio Fatuzzo sembra l’indizio più evidente. “È doveroso – afferma il primo cittadino – fare in modo che l’ingegnere Calì non abbandoni più la nostra città e che la serva, come ha fatto durante le molteplici esperienze amministrative”.

La testimonianza

Poglise lascia poi la parola a Calì. Che ringrazia e risponde garbatamente alle domande dei giornalisti. “Sto bene” – spiega immediatamente. Pochi giorni dopo il rilascio, infatti, un malore lo aveva costretto a disertare l’incontro con la stampa. “Sono ritornato con dei problemi – dice: avevo perso 11 chili che, fortunatamente, ho ripreso. Sto meglio: ho fatto gli accertamenti e il mio cardiologo ha detto che posso riprendere la mia vita normale. La normalità è soprattutto un fatto di testa, e io credo di esserci riuscito”.

Difficile dimenticare

“Sapevo che poteva succedere ma non pensavo succedesse a me”. Il racconto di Calì è commosso. Di chi sa di essere letteralmente un “sopravvissuto”. La richiesta di maggiore sicurezza era già stata avanzata, ma non c’è stato il tempo per proteggere l’imprenditore. Che è finito nelle mani degli aguzzini. “Alle 11 del giorno in cui sono stato rapito – erano le 7,24 – avevamo l’appuntamento per firmare il contratto di assistenza”. E non da solo. La vicinanza di altri sequestrati gli ha permesso di sopravvivere.

La ragazzina che divide il cibo con Calì

“È stato incredibile – dice – sono felice di essere riuscito a superare uno dei momenti più difficile della mia vita. Insieme a me c’era un tecnico che si occupava dei droni che avevo conosciuto un quarto d’ora prima. Hanno preso me e anche lui. Per fortuna ci hanno preso insieme anche perché io parlavo solo il francese e i miei carcerieri solo il creolo. Mi ha aiutato molto”. E poi la ragazzina che ha diviso con lui il cibo. Permettendogli di farcela e di raccontarlo. “C’è stata una ragazzina di 15 anni che si è privata della sua zuppa per darla a me – ricorda – e io sono sopravvissuto”.

“Ho giurato, non partirò più”

“Ho giurato a mia moglie e ai miei figli che non sarei morto lontano da casa, era l’unica cosa che mi preoccupava, non rivederli e avrebbe potuto succedere. Ho giurato che non partirò più – dice – Avendo vissuto le più belle esperienze della mia vita a Catania, voglio tornare a farlo. Ho girato il mondo, ho avuto la forza di conoscere tante realtà. Oggi voglio tornare a essere vicino alla mia città, non so in che forma. Qualunque forma sia, voglio stare vicino alla mia città, per realizzare dei sogni assieme a Salvo. Voglio provare a fare qualcosa per questa terra. Il Recovery fund metterà a disposizione la possibilità di realizzare dei sogni e se potrò partecipare sarò felice di farlo.


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