La resa dei conti nel Pd | Tutti padri della sconfitta - Live Sicilia

La resa dei conti nel Pd | Tutti padri della sconfitta

Si apre una stagione difficile. Da governare con cautela.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Quando una forza politica importante, penso al PD siciliano, subisce una schiacciante sconfitta. il primo gesto che i suoi dirigenti devono compiere non è quello di aprire una resa dei conti interna, quasi ci fossero angeli da un lato e demoni dall’altro, tanto meno partigiani innocenti e oppressori malvagi. Piuttosto è quello di prenderne atto, assumersi la piena responsabilità del risultato e mettersi da parte, aprendo una fase di ricostruzione dal basso, soprattutto tra i giovani, insediando una classe dirigente totalmente slegata dal passato.

Domando: perché la resa dei conti non è stata invocata con le medesime dichiarazioni di fuoco di oggi di notabili e capi corrente all’indomani delle elezioni regionali in cui il candidato alla presidenza dei dem è arrivato addirittura terzo? Forse perché non c’erano state pesanti esclusioni dalle liste come accaduto alle politiche appena celebrate, o perché appariva particolarmente complicato defilarsi dopo avere fatto l’assessore regionale o incetta di posti nell’alta burocrazia, negli ospedali, nel sottogoverno in genere e negli uffici di gabinetto.

La debacle del PD in Sicilia, in realtà, ha molti padri ben individuabili ancora incollati nei posti di comando ad accusarsi reciprocamente. Non comincia ora ma da tempi lontani, almeno dallo sciagurato voltafaccia nei confronti degli elettori abbracciando la giunta Lombardo fino al pervicace sostegno ai fallimentari governi di Rosario Crocetta – uno dei corresponsabili della catastrofe che adesso da improbabile cavaliere senza macchia e senza peccato attacca a destra e a manca – per un interessato gioco di poltrone.

Se ciò non accadrà, se non si inaugurerà la vera e autentica resa dei conti, quella con i cittadini, non ci sarà spazio – lo comprenderà innanzitutto Leoluca Orlando che vorrebbe da neo aderente al PD contribuire a un “cambio di rotta” del partito – per una seria azione di rinnovamento, prevalendo unicamente la logica tra sodali del “levati tu che mi ci metto io”. Non è accanimento il nostro, è l’amara consapevolezza di un disastro che ci priva di un soggetto della sinistra non ideologica che dovrebbe e potrebbe rappresentare un credibile riferimento culturale e progettuale per ampi settori della società apparendo, invece, un luogo privo di anima.

La strepitosa vittoria dei 5Stelle, da rispettare e onorare, non nasce a caso, non emerge dal nulla, ha come causa diretta, e qui non parlo soltanto del PD ma anche delle assai infauste stagioni berlusconiane, anni e anni di privilegi insensati, di indifferenza ai gravi problemi della collettività, di arroganza del potere, di massacro del merito a beneficio della strizzatina d’occhio, di assoluto disconoscimento se non disprezzo del bene comune e della buona politica. Così abbandonando la Sicilia nella drammatica condizione in cui si trova, tra le ultime regioni d’Europa, mortificata in un perenne sottosviluppo e stravolta da politicanti, affaristi e criminali combutte tra mafiosi e loschi personaggi in giacca e cravatta.

La semplice somma dei voti andati ai pentastellati e di chi si è astenuto dà lo sconvolgente risultato di una inequivocabile sentenza di condanna di un modo di intendere e di praticare la politica che ha lasciato marcire bisogni e diritti in una corsa di reciproca convenienza a elargire impudentemente prebende ai compari e favori agli amici. La campana della fine ricreazione doveva prima o poi suonare. Infatti, è suonata.

 

 

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