La Sicilia affonda ma la politica è impegnata nel “risiko” delle nomine

La Sicilia affonda ma la politica è impegnata nel “risiko” delle nomine

Le liti bloccano l'azione dei governi

Prendete Palermo che ‘is beautiful’, come dice il miliardario giapponese in grado di affittarla per il suo compleanno. Ma la città soffre per via di una cappa soffocante, di uno sfregio continuo alla sua bellezza e alla sua vivibilità. E sono – queste stimmate – la sua munnizza, la sua viabilità, i suoi marciapiedi sgarrupati, i suoi disservizi, la sua inciviltà, il suo tutto peggiore, nel degrado che l’ha resa insopportabile.

La fiction del rimpasto

È necessario lavorare per rimettere al centro l’arrosto del discorso, le cose, oltre il fumo della visione. Una sfida che ha bisogno di una istituzione sempre aperta e operativa. Ebbene, l’urgenza più sentita dai politici è ‘la fiction del rimpasto’. Da settimane non si scrive che di questo, come per il calcio mercato di un celebre film: un quarto di Zico e tre quarti di Gentile. E mentre si discute di un terzo di Fratelli d’Italia, soppesato nel confronto con trecento grammi di Forza Italia, lo slancio si affloscia tra vecchi giochetti di Palazzo e rancori rinnovabili. Le liti continuano, dopo che la pace sembrava siglata, il sindaco sbuffa, mentre il papà dell’assessore Mineo – sacrificato, attualmente, agli equilibri – chiosa con un post didascalico: la foto di un pupo siciliano e la ruvida scritta: “Complimenti all’ominicchio e quaquaraqua”.

Le difficoltà della Finanziaria

Prendete la Sicilia, con le sue piaghe bibliche. La Palermo-Catania che è tutto fuorché un’autostrada, la Sanità allo sbando, con i medici che fuggono dall’incarico pubblico, come accade ovunque, ma terremotando oggettivamente un sistema già malandato, il lavoro che non c’è, la povertà che sovrabbonda, il dramma dei salassi delle tariffe aeree, gli incendi che hanno devastato il territorio… C’è l’ombra di una Finanziaria che si annuncia non semplicissima, nel cammino intravisto, nonostante una opposizione ai minimi termini. Infatti stiamo raccontando un limbo di slittamenti, di sfilacciamenti che, come a Palazzo delle Aquile in occasione del rimpasto, descrivono un contesto di inciampi.

Due quarti di…

Intanto, dai corridoi della Sanità, arriva un’altra ‘invocazione di urgenza’: un ‘rimpasto dei manager’ da dosare con il misurino delle appartenenze. Due quarti di Edinho e la comproprietà di Rummenigge… Nessuno si interroga davvero sulla necessità di fermare l’emorragia degli ospedali, di rendere l’assistenza un po’ meno impossibile, di dare risposte, in tempi umanamente compatibili, alle sofferenze dei malati. “C’è stata la condivisione di un principio importante: i manager nominati avrebbero dovuto attingere ad albi vecchi e non aggiornati per scegliere direttori sanitari e amministrativi. Un fatto oggettivo che nessuno può contestare. Tutte le forze politiche hanno condiviso questa realtà”, così il presidente della Regione, Renato Schifani, ha spiegato a LiveSicilia.it il movente della proroga sulle nomine. Ma non si può negare il carattere effimero di una questione affrontata con le misure e le pedine del potere, considerate più importanti dell’esigenza di un servizio. E adesso prendiamo Palermo e la Sicilia. Mettiamole insieme, in controluce. Vedremo quattro quinti di guai e il resto è niente, lì dove dovrebbe esserci la politica.


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