Manager Sanità: l'idea di Schifani: "Concorso pubblico nazionale"

Manager della sanità, Finanziaria e riforma delle Province: parla Schifani

Il governatore lancia l'idea di un concorso pubblico nazionale per i dg
L'INTERVISTA
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PALERMO – Alle spalle il caso-Albano, (“piena fiducia in un assessore di specchiata moralità, che sta lavorando bene e con la massima trasparenza”) e sul tavolo il dossier sanità con un’idea che disegna uno scenario nuovo: “Proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso”. Il tutto con una Finanziaria “di stampo liberale” da condurre in porto: il testo, dice il governatore Renato Schifani a margine di un pomeriggio di lavoro a Palazzo d’Orleans, “è ormai delineato ed è un lavoro ben fatto di concerto con l’assessore all’Economia Marco Falcone“. Prima dell’ok definitivo della Giunta, però, arriveranno ulteriori piccole modifiche alla legge di stabilità. “Il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico – assicura il presidente della Regione Siciliana -. C’era la necessità di inserire delle norme che rafforzeranno il sistema antincendio, attuando quanto ho annunciato pochi giorni fa all’Ars”. Il valore di queste modifiche, che “riguarderanno anche il capitolo delle ricapitalizzazioni di alcune società partecipate della Regione”, dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro. Schifani assicura: “Nella prossima riunione di Giunta vareremo il ddl di stabilità, che potrà essere approvato dall’Ars tranquillamente entro la fine del 2023”.

“Avanti con la riforma delle Province”

Il governatore, che intende “andare avanti” anche sulla riforma delle Province, derubrica i contrasti tra i partiti sui manager della sanità a un “confronto franco tra le forze politiche”. Una partita che però “non mi ha mai visto – assicura – ‘in trattativa’ con nessuno”. All’orizzonte c’è l’affaire edilizia, con il voto della commissione Territorio e ambiente dell’Ars su un emendamento FdI che ‘salva’ le costruzioni realizzate entro i 150 metri dalla costa tra il 1976 e il 1983: “Nessuna sanatoria – precisa Schifani -, quell’emendamento va a normare una situazione ben precisa che si è creata in quell’arco di tempo e di certo non autorizza nuove costruzioni”.

Le cifre dell’intesa Stato-Regione Siciliana

Lo scenario di questo secondo anno di legislatura che sta per iniziare, intanto, viene disegnato dalla cabina di regia di Palazzo d’Orleans con l’orgoglio “per gli ottimi risultati” raggiunti sul fronte del disavanzo della Regione e per il nuovo patto firmato con lo Stato. “L’intesa progressivamente riallineerà il dato della compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale ai livelli di un tempo – spiega Schifani – lo Stato ci riconoscerà ogni anno un trasferimento progressivamente maggiore e che nel 2030 arriverà a 630 milioni di euro. Sono risorse che utilizzeremo per lo sviluppo. Per il 2024 sono previsti 350 milioni, parte dei quali finiranno proprio nelle misure antincendio della nuova legge di stabilità. In questa vicenda abbiamo trovato nel governo Meloni grande attenzione e senso di responsabilità”.

Il caso Albano-Report

Presidente, prima di tutto il caso-Albano con le rivelazioni di ‘Report’ sul padre mafioso dell’assessore e le opposizioni che chiedono un suo intervento.
“Ho parlato con l’assessore e l’ho trovata serena, composta: in linea con il rigore della sua vita personale e professionale. È stata medico legale di fiducia della Procura di Palermo ed è una figura di grande spessore. Nell’attività di governo si è rivelata perfetta, sempre corretta e puntuale in una delega molto delicata. Un assessore di specchiata moralità. Abbiamo avuto un colloquio franco e sereno, nel corso del quale mi ha spiegato cosa era successo. Ho letto bene le sue dichiarazioni, ho visto l’intervista a ‘Report’ e i chiarimenti dell’assessore che è stata vittima di uno sciacallaggio giornalistico. Le sue parole sono state ampiamente travisate. Il padre è morto quando lei aveva dieci anni e fa parte di un’altra storia”.

Albano quindi resta al suo posto?
“Certamente. Esprimo totale e piena fiducia nei suoi confronti e le auguro buon lavoro per i quattro anni di legislatura che ci restano. C’è tanto lavoro da fare”.

La Finanziaria

In Giunta c’è stato l’ok alla nuova legge di bilancio e al Rendiconto 2022, la Finanziaria ha invece subito un rinvio.
“La Giunta si è svolta, come sempre, in un clima di massima serenità, in poco meno di due ore abbiamo esitato più di trenta argomenti. Con l’assessore Falcone stiamo facendo un grande lavoro. Ho scoperto in lui una valida spalla e mi sta dando una grande mano nel risanamento dei conti. I numeri certificano una ulteriore riduzione del disavanzo da 6,1 a 4,3 miliardi di euro. Grazie a questa azione abbiamo potuto sottoscrivere un nuovo patto con il governo nazionale che libera risorse importanti per una Regione che fino a ieri subiva fortissimi limiti alla spesa e il blocco delle assunzioni. La Cgia di Mestre prevede una crescita del Pil dell’1,2% e Fitch ci dà un rating stabile con miglioramento sul debito a medio termine: tutto questo significa che siamo più credibili. Sono molto contento del lavoro che stiamo portando avanti con Falcone”.

Resta il fatto che la Finanziaria ha subito un rinvio.
“Il rinvio è stato soltanto un fatto tecnico. Di fatto è la mia prima manovra e desideravo inserire quelle disposizioni che ho annunciato nel mio intervento all’Ars sull’emergenza incendi. Ci sarà un rafforzamento delle misure contro i roghi, che da solo vale circa undici milioni di euro e ci sarà anche la ricapitalizzazione delle società partecipate. Il valore di queste e di altre piccole modifiche dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro: completeremo così una manovra già impostata e per la quale sono soddisfatto. Si guarda alla crescita, è studiata bene e potenzia la possibilità di assunzioni grazie alla norma che prevede un contributo da trentamila euro alle aziende per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Una legge di stabilità di stampo liberale, che guarda allo sviluppo e che tampona tanti problemi ereditati”.

L’obiettivo è sempre l’approvazione definitiva entro fine anno?
“Possiamo farcela tranquillamente, l’obiettivo non cambia. Confidiamo nel lavoro del Parlamento e in un rapporto costruttivo con le opposizioni. Se arriveranno dei suggerimenti verranno presi nella giusta considerazione”.

Sono stati mesi di superlavoro per i dipartimenti per cercare di non perdere circa 1,6 miliardi di finanziamenti a valere sulla programmazione comunitaria 2014-2020.
“Il nostro piano è stato approvato da Bruxelles. Quelle risorse quasi tutte salve. Abbiamo fatto un buon lavoro, guardiamo con fiducia alla prossima programmazione”.

L’intesa Stato-Regione

Pochi giorni fa l’intesa Stato-Regione collegata al recupero pluriennale del disavanzo che nel 2019 ha toccato i sette miliardi di euro.
“I numeri del Rendiconto 2022 certificano la riduzione del disavanzo da 6,1 a 4,3 miliardi. L’intesa ci porta a riallineare il dato della compartecipazione alla spesa sanitaria nazionale ai livelli di un tempo: dal 49,1 al 42,5 per cento. In termini numerici: per il 2023 abbiamo già ottenuto 300 milioni, che andranno a finanziare norme di sviluppo nel ‘Collegato ter’ approdato all’Ars. Lo Stato ci riconoscerà inoltre 350 milioni nel 2024 e via via, progressivamente con 50 milioni in più ogni anno, raggiungerà i 630 milioni di euro annui nel 2030 per concorrere a quell’innalzamento della nostra quota di partecipazione alla spesa sanitaria nazionale. Sino ad oggi nessun presidente di Regione era riuscito a ritornare alla quota originaria. Torneremo progressivamente a quel 42,5%”.

La riforma delle Province

L’Ars dovrà aprire anche il capitolo della riforma delle Province, con l’elezione diretta dei presidenti e dei consigli provinciali. A Roma, tuttavia, l’abolizione della legge Delrio è ancora lontana. Non si rischia l’impugnativa?
“Sulle Province andremo avanti. Abbiamo ricevuto delle rassicurazioni dal ministro Calderoli e inoltre Palazzo Chigi non ha mai manifestato alcuna contrarietà al ddl di cancellazione della Delrio in esame da parte del Parlamento nazionale. C’è un via libera implicito, corroborato anche dalle dichiarazioni di diversi leader nazionali favorevoli al ritorno dell’elezione diretta nelle Province. Il nostro ddl all’Ars sta seguendo un iter normale. Dopo la commissione Bilancio andrà in Aula. Evidenzio inoltre che il governo nazionale non ha impugnato la nostra legge che autorizzava la proroga degli attuali commissariamenti nelle Province e ricordo che in quel testo è contenuto un chiaro riferimento alla volontà di tornare al voto diretto”.

C’è l’intesa sulla data del voto?
“Si potrebbe votare in concomitanza con il voto amministrativo nazionale oppure scegliere di accorpare la consultazione con le Europee ottenendo così anche un considerevole risparmio in termini di risorse. Vedremo”.

Il caso sanatoria

All’Ars è scoppiato anche il caso-sanatoria con un emendamento FdI votato in commissione.
“Nessuna sanatoria. Quell’emendamento va a normare una situazione ben precisa che si è creata in un arco di tempo circoscritto e di certo non autorizza nuove costruzioni. Una legge del 1976 impose un vincolo di distanza di 150 metri dal mare per le costruzioni ma venne interpretata come una indicazione ai Comuni per i loro Prg. Tutte le volte che non è stata recepita, i Comuni hanno rilasciato regolari autorizzazioni a costruire nei 150 metri non essendoci formalmente alcuna difformità rispetto agli strumenti urbanistici e così tanti hanno costruito in assoluta buona fede. Nel 1985 è sopravvenuta una norma diversa che definiva come direttamente precettiva nei confronti dei cittadini la legge del 1976. Il tema tocca esclusivamente questi casi retroattivi, non siamo davanti a un condono indiscriminato. Si cerca soltanto di mettere ordine nelle vicende di chi, in quegli anni, ha costruito in assoluta buona fede. Sono inoltre situazioni ormai consolidate, che risalgono a tanti anni fa. Non è una norma-sanatoria ma ‘regolatoria’. Quelle case avevano regolare autorizzazione”.

Via libera allora da parte del governo?
“In commissione abbiamo dato libertà di voto perché il tema non era nel programma di governo. Sono assolutamente sereno, se qualcuno in Aula obietterà dovrà spiegare in termini concreti che tipo di scempio si autorizzerebbe. Ripeto, si tratta di una norma molto tecnica e circoscritta. Non autorizzerei mai nessuna sanatoria in spregio all’ambiente”.

Un altro fronte è quello del contratto dei dipendenti regionali e della loro riclassificazione. Difficile che arrivi tutto e subito.
“Siamo molto impegnati su questo fronte con gli assessori Falcone e Messina. Vogliamo dare risposte anche a questo settore. Da parte del governo c’è la volontà di chiudere le questioni aperte con i dipendenti regionali che rappresentano un patrimonio”.

I manager della sanità

I manager della sanità sono stati una spina, troppo forti le tensioni tra i partiti e così si è giunti a un rinvio nonostante le rassicurazioni di qualche giorno fa.
“Le confesso che mi sembra di vivere due vite. C’è la mia vita reale e c’è poi la vita che leggo sui giornali. Non sono né assediato né schiacciato dai partiti. Leggo tante inesattezze, che nel recente passato mi hanno portato a disamorarmi dal leggere certa stampa quotidiana”.

La proroga, però, è un fatto.
“C’è stata la condivisione di un principio importante: i manager nominati avrebbero dovuto attingere ad albi vecchi e non aggiornati per scegliere direttori sanitari e amministrativi. Un fatto oggettivo che nessuno può contestare. Tutte le forze politiche hanno condiviso questa realtà. Non ci sono state pressioni né trattative su nomi o numeri. Non ho trattato con nessuno. C’è stato un confronto franco tra loro ma nessuna tensione”.

Il leader del Mpa Raffaele Lombardo, però, parla di “caos sanità” e critica l’esito della vicenda dei manager rispetto al bando.
“Forse Lombardo non conosce la legge e non ha letto il bando che richiama la normativa nazionale. È previsto che la commissione proponga, all’interno degli idonei, una rosa più ristretta di nomi che possano essere nominati. Ecco il perché della riduzione degli aspiranti manager da 89 a 47. Sulla meritocrazia valuterò l’opportunità, a questo punto, di proporre al governo nazionale che la scelta dei manager avvenga su base nazionale mediante pubblico e rigoroso concorso”.

I rapporti con i partiti

E così apriamo il capitolo del Renato Schifani ‘politico’. L’asse Lega e Mpa le ha ribadito di valere complessivamente il 13,6%. Siamo alla vigilia di modifiche in Giunta?
“Assolutamente no. Per me il dato di riferimento in termini istituzionali, di governo o di presidenze di enti pubblici collegati alla Regione, è e sarà per tutta la legislatura quello elettorale. Guardo alla volontà espressa dai siciliani”.

Le Europee si avvicinano e non avete ancora sciolto il nodo sulla possibile intesa Forza Italia-Democrazia cristiana per una lista unica.
“Tra me e Totò Cuffaro c’è un consolidato rapporto di condivisione di valori che si richiamano al Partito popolare europeo. In agosto ho fatto un appello al mio partito: Silvio Berlusconi purtroppo non c’è più e alle Europee dovremo passare da forza leaderistica a pluralistica. Dobbiamo raccogliere attorno a Forza Italia quelle realtà politiche che si riconoscono nel Ppe. In Lombardia sono rientrati Letizia Moratti e Gabriele Albertini: il ragionamento, quindi, è di livello nazionale e non regionale. Non intendo muovermi autonomamente. Si valuterà se ci saranno i presupposti per una federazione con la Dc. Tutto andrà discusso nel partito a livello territoriale e nazionale, niente strappi”.

Al Comune di Palermo il rimpasto chiesto da Forza Italia tarda ad arrivare.
“Mi basta occuparmi dei problemi della Regione (sorride, ndr). Il sindaco Roberto Lagalla ha grande capacità e saggezza. Nulla di strano se sta impiegando qualche giorno in più per trovare la quadra. Sono estremamente fiducioso”.

Sui termovalorizzatori nessuna notizia ancora da Roma.
“Attendiamo con fiducia la norma che consenta di poterci avvalere delle procedure commissariali che il governo Draghi concesse al sindaco di Roma Gualtieri”.

Natale si avvicina, assisteremo ancora al caro-voli?
“Il ministro Urso si è impegnato con un decreto che ha dato un segnale mettendo un tetto all’eccessiva spregiudicatezza di alcune compagnie. Un mio amico ha recentemente staccato un biglietto di andata e ritorno per Roma spendendo 70 euro. Credo che l’arrivo di Aeroitalia in Sicilia abbia rotto il cartello Ita-Ryanair costringendo tutti i vettori ad abbassare i prezzi”.

I rapporti tra Miccichè e Musumeci non erano idilliaci, come sono quelli tra lei e Galvagno?
“Ottimi, il presidente dell’Ars è tangibile espressione di quella nuova generazione che esprime figure di specchiata qualità”.


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