CATANIA – Lo scossone dell’interdittiva antimafia emessa dalla prefeuttura di Milano per il Consorzio Co.Lo.Coop,al centro della revoca del contratto di servizi con l’azienda Ospedaliera Cannizzaro, ha scatenato un vero e proprio effetto domino. All’impresa, infatti, sono arrivati a pioggia una serie di revoche da parte dei diversi enti con cui erano in vigore appalti. Provvedimenti per la maggior parte sospesi dal Tar attraverso un decreto presidenziale. Atti, è bene chiarirlo, del tutto provvissori e non definitivi.
La vicenda investe anche i lavoratori che prestano servizio al nosocomio catanese che attendono di capire se il loro datore di lavoro resterà il Colocoop o ci sarà un cambio al vertice. Il “rischio di infiltrazione mafiosa” – come si evince dalla lettura del dispositivo della prefettura di Milano – ha portato il commissario Cantaro a rescindere il rapporto di lavoro con il Colocoop. La richiesta era partita da una precisa richiesta dei manager del nosocomio catanese dopo lo scandalo dei servizi ospedalieri a Caserta che vede seduto sul banco degli imputati De Feudis, ex responsabile dei cantieri in Sicilia del Colocoop.
La decisione della revoca a fronte del dato formale di una informativa antimafia è “giustificata e legittima” secondo i legali del Consorzio, che però avrebbero “auspicato prima un confronto”. Si corre ai ripari, con tutti gli strumenti normativi che l’apparato legislativo italiano fornisce. Hanno chiesto alla Prefettura di Milano un’audizione: questa si svolgerà il prossimo 19 maggio. In quella sede l’avvocato Gaetano Tafuri ribadirà “la totale estraneità” del Colocoop ai fatti di Caserta. Saranno messi sul tavolo i punti difensivi già chiariti a LiveSiciliaCatania nel confermare la sospensione della revoca del Tar, che invece ha fissato l’udienza per il prossimo mercoledì per discutere del ricorso presentato dall’azienda avverso alla decisione del Cannizzaro e a quella dell’Asp di Catania di rescindere il contratto d’appalto.
Oltre a questo, l’avvocato catanese tiene a precisare che “il Colocoop già dall’aprile 2013, quindi 8 mesi prima della notizia dell’inchiesta della Dda di Napoli, sta seguendo un modello organizzativo e di controllo di gestione previsto dal decreto 231 del 2001, legge che vigila sulle ipotesi di fatti che possano portare un vantaggio all’azienda e in caso di verifica positiva prevede sanzioni amministrative a carico dell’impresa”. Questa legge permette alle aziende di medie e grandi dimensione di creare “schermature” sulle azioni dei dipendenti e del responsabile legale. “A questo punto – secondo Tafuri – se la magistratura napoletana ha reputato di non procedere verso il Colocoop, questo dimostra ancora di più la totale estraneità del Consorzio alla vicenda giudiziaria”.
I fatti al momento sono questi. C’è un’interdittiva antimafia della Prefettura di Milano che paventa il rischio di infiltrazione mafiosa: è dovere di un’istituzione pubblica davanti a ciò emettere un provvedimento estremo. Dall’altra parte il Colocoop sta difendendo la propria posizione.
Ancora una volta dunque il futuro dell’appalto del Cannizzaro lo deciderà un tribunale amministrativo. Il servizio, infatti, era prima stato affidato alla Seriana 2000. Il Co.Lo.Coop, però, avanzò ricorso al Tar che lo respinse, ma poi fu invece accolto dal Cga. “L’Ati era subentrata – scrive il Cannizzaro nel comuncato stampa del 30 aprile – il 16 luglio 2013 alla cooperativa Seriana 2000 nella gestione del servizio di ausiliariato nell’ospedale Cannizzaro, per effetto della sentenza 324/13 del Consiglio di Giustizia Amministrativa”.