È arrivato e poi uscito dall’entrata laterale. Diego Cammarata ha scelto il “basso profilo”, in occasione della tradizionale celebrazione eucaristica che si è tenuta stamattina a Palazzo delle Aquile, nell’anniversario del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia. Niente tappeto rosso per il sindaco di Palermo, che ha lasciato alle altre personalità, primo tra tutti l’arcivescovo Paolo Romeo, l’ingresso a doppio battente aperto da piazza Pretoria. Ha anche lasciato, pressato da Alessandro Sortino di La7 con il suo operatore, al vicesindaco Francesco Scoma l’onore di affacciarsi al balcone del municipio durante l’omaggio dei Vigili del fuoco alla Santuzza, con il consueto mazzo di fiori posto ai piedi della statua della patrona che domina tutta la piazza. Il tutto accompagnato dal vivo disappunto delle trenta persone che ormai da quasi un mese vivono accampate in compagnia delle statue che popolano la fontana della Vergogna, dopo essere stati sfollati da Casa Gazzetta. Loro aspettavano di vedere il sindaco, magari di potere parlarci. “Non ci interessano le celebrazioni formali”, scandiscono nella loro disperazione, “solo la Santuzza sa come aiutarci”.
Prima, nel corso della messa aperta dallo stesso Cammarata recitando un passo del Cantico dei cantici, il richiamo alla concordia e all’unione era stato il leit motiv dell’orazione dell’arcivescovo Romeo. Un’omelia molto attesa, nella quale il prelato ha usato toni di speranza, dopo le parole fortemente critiche utilizzate negli ultimi tempi a proposito della realtà sociale e politica palermitana.
L’arcivescovo ha fatto appello “ai singoli, perché operino in modo congiunto nel bene della collettività”, nella speranza che vengano sconfitte “pesti antiche e nuove”. Ma “per servire Palermo, per favorire condizioni di sereno sviluppo nel bene comune”, ha ammonito dal canto suo Romeo, “bisogna fare riferimento costante alla dottrina sociale della Chiesa, in un contesto di crescente cristianizzazione e di decadimento morale”.
Alla cerimonia erano presenti tra gli altri il vice prefetto vicario di Palermo Francesca Ferrandino, il questore Alessandro Marangoni e il presidente della provincia Giovanni Avanti; una ristretta rappresentanza di Sala delle Lapidi era capeggiata dal presidente del Consiglio Alberto Campagna. Della giunta dimissionaria erano presenti, oltre a Scoma, in pochi: Giovanni Di Giovanni, Francesca Grisafi, Sergio Rappa, Raoul Russo, Aristide Tamajo.