L'Ars e gli aumenti di stipendio, ma lavorino per il bene comune - Live Sicilia

L’Ars e gli aumenti di stipendio, ma lavorino per il bene comune

Il dovere morale di guadagnarsi sul campo la lauta paga
SEMAFORO RUSSO
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2 min di lettura

PALERMO – Variazione dell’indice Istat del costo della vita. Poche e fredde parole che insieme al concetto di inflazione e, quindi, dell’aumento della spesa in generale per i cittadini, determinano un adeguamento delle retribuzioni. Solo che qui non si tratta appunto del comune cittadino, lavoratore o imprenditore alle prese con la sfida di arrivare a fine mese o di riuscire a non licenziare, a non chiudere l’azienda. No, qui stiamo parlando dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana, che si vedranno accreditare sulle loro già ricche buste paga altri 890 euro lordi al mese.

Ciò a causa di quella laconica frasetta di cui sopra. Tanto laconica e ineccepibile, dal punto di vista formale e giuridico, da far dichiarare al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani: “L’Ars ha deliberato, nella sua piena autonomia che va rispettata, l’aumento delle indennità dei parlamentari per adeguarle al costo della vita in ottemperanza a una legge”. Amen. La realtà, però, caro presidente Schifani, cari deputati regionali, interpella le coscienze e se possiamo ammettere un incremento dell’indennità dei sindaci, uno dei mestieri più difficili al mondo, meno comprendiamo questo automatismo applicato, seppure in forza di una norma, a indennità assai ragguardevoli (circa 11mila euro al mese per gli inquilini del Parlamento regionale) a fronte di una produttività decisamente discutibile non solamente in termini qualitativi (spesso le nostre leggi regionali vengono impugnate dal governo nazionale) ma anche quantitativi, di ore di lavoro.

Potremmo richiamare parecchi articoli di stampa pubblicati negli ultimi anni sull’argomento. L’onorevole Davide Faraone assicura che è falsa l’affermazione secondo cui i deputati regionali non possono opporsi all’adeguamento dell’indennità sulla base dell’indice Istat, “infatti a Montecitorio – sottolinea Faraone – dal 2006 ad oggi il blocco dello scatto viene fatto dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati”. Ora, al di là di quanto sostenuto da Faraone crediamo che ci sia sempre un modo per evitare che certe determinazioni favorevoli alla “casta”, oggettivamente dal sapore di privilegio, cozzino con la drammatica condizione economica e sociale della Sicilia.

C’è sempre un modo per decidere di dirottare risorse finanziarie verso i bisogni concreti dei cittadini, citiamo, per esempio, la Sanità ormai allo stremo. C’è sempre un modo per impedire la mortificazione di chi con 890 euro ci deve campare un mese. Soprattutto esiste il dovere morale di guadagnarsi sul campo ben 11 mila euro al mese pagati con i soldi dei contribuenti, restituendo così maggiore credibilità alle istituzioni regionali. Come? Lavorando, lavorando sodo a beneficio della comunità.


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