I guai non finiscono mai per i Genovese. Come gli esami di Eduardo. Dopo la condanna in primo grado a undici anni rimediata da Francantonio Genovese nel processo “Corsi d’oro”, per l’inchiesta che è costata la condanna anche alla moglie di Genovese, alla sorella di lei e al marito di quest’ultima, l’ex deputato Franco Rinaldi, arriva ora l’indagine della procura di Messina sulla “roba” di famiglia. Su cui adesso i magistrati mettono le mani con un maxi-sequestro che coinvolge anche il giovane rampollo di famiglia, Luigi Genovese, che alla tenera età di 21 anni ha ottenuto 17mila preferenze alle Regionali del 5 novembre, trainando Forza Italia a Messina verso un risultato trionfante. In quella Messina dove Nello Musumeci ha staccato più nettamente Giancarlo Cancelleri, doppiando l’avversario grillino. In quella Messina che della potente famiglia Genovese è un feudo elettorale e non certo da ieri.
Gli avversari, di fronte all’exploit elettorale dello studente candidato dai berlusconiani, commentarono che i voti del papà erano stati trasmessi al figlio baby deputato. Ora i magistrati ipotizzano che anche le proprietà abbiano seguito un percorso simile. E non si tratta certo di patrimoni di poco conto. Quella dei Gemovese è una dinasty ricca e potente
“Luigi ha una esperienza che gli viene dalla sua famiglia”, disse Gianfranco Miccichè sul palco del Palacultura lanciando la volata di Genovese jr. Il potere è un affare di famiglia per la dinastia messinese. Luigi segue le orme di Francantonio, già segretario regionale del Pd e deputato, poi passato a Forza Italia dopo i guai giudiziari legati al grande business della Formazione professionale, una gallina dalle uova d’oro anchein termini di consensi, sostennero le toghe. Francantonio è a sua volta figlio d’arte: il padre Luigi fu senatore della Democrazia Cristiana dal 1972 al 1994, mentre lo zio Nino Gullotti fu una vera e propria potenza dello scudo crociato, sei volte ministro e grande collettore di tessere negli anni d’oro della Balena Bianca.
La storia della Genovese family è perfettamente incastonata nel contesto messinese, fatto di robusti intrecci tra politica e imprenditoria. Perfettamente incarnati da Francantonio, già azionista e dirigente del gruppo Franza, il colosso dei traghetti, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Franzantonio”.
Già giovane democristiano, Genovese attraversò diverse sigle della diaspora Dc al tramonto della Prima repubblica, prima nel centrodestra e poi nel centrosinistra. Approdato ai vertici della Margherita rutelliana, divenne poi il primo segretario del Pd siciliano. Fu deputato regionale e poi sindaco di Messina, eletto nel 2005 con l’Unione. Signore delle tessere nella sua città, alle primarie del 2012 fu il dem più votato d’Italia, con poco meno di ventimila voti ai gazebo, un record praticamente ineguagliabile. Poi vennero i guai giudiziari, il passaggio con Forza Italia, la discussa candidatura del figlio: “E’ la prosecuzione di un percorso”, disse il giovane Luigi scendendo in campo. Che ora potrebbe proseguire anche nelle aule di tribunale, in base alle accuse, da dimostrare, dei pm messinesi.