L'Atto secondo di Crocetta - Live Sicilia

L’Atto secondo di Crocetta

Oggi in Aula il governatore presenta la sua seconda giunta. Che nasce già con la data di scadenza. Senza più maggioranza, Crocetta invoca la pace e il senso di responsabilità per scongiurare il peggio. Ma le premesse, per il suo secondo atto, non sono le migliori

PALERMO – Il primo ciak del governo Crocetta atto secondo è in programma per oggi pomeriggio. Quando il governatore presenterà all’Ars la sua nuova giunta, che nasce già traballante. Non solo per il “caso Fiumefreddo” che ha visto un fuoco di fila di critiche e perplessità all’indirizzo del nuovo assessore ai Beni culturali. Crocetta ieri ha passato in altre mani la patata bollente, rispondendo che della vicenda devono farsi carico i Drs, che esprimono l’assessore, e lo stesso Fiumefreddo (“che è persona intelligente e sa cosa fare”, ha detto il governatore), mentre già circolava il nome della sua sostituta Giusy Furnari Luvarà. Le voci di dimissioni dell’avvocato catanese, circolate ieri con insistenza, oggi hanno trovato conferma nella lettera inviata al governatore.

Ma caso Fiumefreddo a parte, la giunta che oggi Crocetta presenta a Sala d’Ercole nasce già con la data di scadenza. Lo si dice con insistenza nei corridoi del Palazzo e lo si evince dalle parole dello stesso governatore, che nei giorni scorsi ha più volte detto di essere disponibile a nuovi innesti per far pace con i cuperliani del Pd. Nuovi innesti significa rimpasto, insomma, lo spettro del Crocetta ter aleggia già sul nascente Crocetta bis.

L’atmosfera nella quale Crocetta si presenta a Palazzo dei Normanni non è delle migliori. Ieri pomeriggio il governatore ha continuato a beccarsi con Antonello Cracolici, e oggi c’è da aspettarsi che l’ala del Pd ostile alla nuova giunta non farà sconti nel dibattito d’aula. Crocetta ha ben chiaro il contesto e ieri è uscito con un comunicato dai toni quasi francescani, riassumibile nel concetto “amici miei, diamoci tutti una mano per evitare il disastro”. Sotterrata l’ascia di guerra, il governatore senza più maggioranza (sì, questo è il primo rimpasto della storia, per dirla con un big della sua coalizione, in cui alla fine il governo ha meno deputati di prima) tende la mano per evitare il peggio.

“Occorre subito un patto per la Sicilia – ha insistito ieri Crocetta -, per le riforme, per il risanamento, che coinvolga tutti. Nessuno si può tirare indietro. Le elezioni si sono svolte un anno e cinque mesi fa, i cittadini hanno eletto il presidente ma non hanno dato una maggioranza parlamentare”. E la campagna acquisti all’Ars di questo anno e mezzo non è stata sufficiente per metterne su una nuova, verrebbe da aggiungere. “Occorre lavorare tutti insieme, parlamento e governo, nel rispetto reciproco dei ruoli, con la coscienza di avere trovato una Sicilia sull’orlo del fallimento e che oggi comincia a dare segni di ripresa”, ha aggiunto Crocetta, che ha invocato “la politica della serenità e della pace” e l’illuminazione divina sull’Ars. Che trasformi miracolosamente il Vietnam dell’Ars in un’illuminata comitiva d’amici, amici della Sicilia in primo luogo. Possibile? Forse servirebbe davvero un miracolo. Visto anche che di mezzo c’è l’infelice congiuntura di una campagna elettorale.

Non proprio mistici invece sono stati i toni usati ieri dal presidente di Confindustria Antonello Montante: “Se i partiti sono convinti di andare avanti in questo modo – ha detto – solo per fare una guerra infinita, se non ci sono le condizioni per lavorare, allora si vada subito a votare. Non abbiano paura. Si riuniscano i capigruppo e se hanno le palle si vada subito al voto, senza chiacchiere, senza buttare fango, senza comunicati stampa”. Parole schiette che oggi c’è da scommettere riecheggeranno a Palazzo dei Normanni. Dove si dovrà mettere il turbo per incardinare il ddl pagamenti e approvarlo entro il 24 aprile. Poi toccherà alla complicata manovra bis, ma se ne parlerà solo il 6 maggio. E lì l’illuminazione celeste evocata da Crocetta e gli attributi evocati da Montante potrebbero persino non bastare di fronte alla spietatezza dei numeri. L’iceberg del commissariamento – di cui ha parlato apertamente lo stesso Crocetta ieri – sta lì ad aspettare. E gli spazi (e i tempi) di manovra per evitarlo sono strettissimi. Tutti, amici e nemici del governatore, lo hanno ormai ben chiaro. E il rischio che in una Sala d’Ercole senza maggioranza il ciak dell’Atto secondo si trasformi nell’indimenticabile scena monicelliana (rievocata nell’immagine che correla quest’articolo) dei ceffoni alla stazione c’è tutto. Peccato che sul treno ci siano i siciliani.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI