PALERMO – “Il sistema di spartizione dei fondi pubblici è marcio. Lo diciamo da tempo e i fatti ci danno ragione. C’è una questione morale su cui è necessario, almeno questa volta, che la politica arrivi prima della magistratura. I tempi per farlo sono strettissimi e ci aspettiamo uno scatto di reni sin da subito da parte dei protagonisti di questa vicenda. Abbiamo denunciato da sempre la singolare continuità nella delega al Turismo di Fratelli d’Italia e nella relazione anche con il ministero del Turismo e con la presenza di alcuni faccendieri che affollano i gabinetti e stanno macchiando l’immagine e la credibilità della Regione Siciliana”. Lo dice il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, a proposito dell’inchiesta per corruzione che vede indagati, tra gli altri, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, alcuni suoi collaboratori e l’assessora regionale al Turismo, Elvira Amata.
“La vicenda non è più solo l’ennesimo episodio di mala politica regionale – spiega Barbagallo, che sull’argomento annuncia il deposito di un atto ispettivo urgente alla Camera al ministro per gli Affari regionali – ma investe anche il ruolo di controllo dello Stato che troppe volte ha finto di non vedere non impugnando, per calcolo politico, finanziarie regionali bancomat o non intervenendo su scandali colossali che afferiscono alle indagini come, solo per fare un esempio, il disastro di ‘Agrigento Capitale della cultura 2025′”.
E ancora: “Il Pd ritiene che servano metodi più trasparenti per la gestione e l’erogazione delle risorse pubbliche. Quando eravamo al governo noi la Tabella H l’abbiamo abolita”. Rispetto ai contenuti dell’inchiesta emersi negli ultimi giorni, Barbagallo aggiunge: “Siamo in presenza di un’occupazione militare delle istituzioni in cui anziché esercitare il legittimo diritto di governare si scade nell’arbitrio del potere. Per questo oggi serve, da parte della politica, – aggiunge il segretario del Pd Sicilia – un sussulto per riprendere percorsi virtuosi, anche a tutela delle istituzioni”.
E infine: “Non bastano certo le doverose dimissioni della portavoce del presidente dell’Ars, serve una consapevolezza del ruolo ricoperto nelle istituzioni e una trasparenza che impedisca che anche eventi benefici o iniziative su temi di tragica attualità, come il contrasto ai femminicidi, diventino – conclude – occasioni di business e strumenti per dividersi risorse e posti”.

