PALERMO – La sentenza è definitiva. La Cassazione ha confermato che l’imprenditore Gheri Mancuso deve risarcire con 50 mila euro a Laura Mancuso (non c’è parentela fra i due).
Mancuso era stato assolto in primo grado. A fare appello contro l’assoluzione era stata solo la parte civile. Niente reclusione dunque, ma l’imputato fu condannato a risarcire la donna che ha sedotto, abbandonato e truffato. Dopo la condanna Gaspare “Gheri” Mancuso aveva fatto ricorso in Cassazione che ora è stato dichiarato inammissibile.
Era stata la donna nel 2015 a denunciarlo. Aveva iniziato a ricevere messaggi: “Casini infiniti sarò denunciato dallo Stato per residenza fittizia all’estero”. Nel frattempo il suo conto in banca era stato prosciugato.
In primo grado il giudice aveva assolto Mancuso dall’accusa di truffa ritenendo che non ci fosse la prova del raggiro. Ed è soprattutto su questo punto che i legali della donna, gli avvocati Claudio Gallina Montana e Valeria Minà, si erano battuti nell’atto di appello: ci sono le ricevute dei bonifici degli investimenti che però una banca svizzera ha disconosciuto. Sono dunque falsi. Ecco perché i legali hanno parlato di “macroscopica errata ricostruzione dei fatti”.
Mancuso, 55 anni, imprenditore del settore marittimo molto noto in città, e più giovane di lei, avrebbe “premeditato l’inganno e alla fine letteralmente spariva”, tagliando fuori la vittima dalla sua vita e dai suoi soldi.
Si erano conosciuti alla piscina comunale. Lei è una campionessa di nuoto ed esclusivista di un marchio di costumi. Poi la frequentazione era diventata una relazione. Così era convinta la donna e così sosteneva pure l’uomo negli sms pieni di amore che i due si scambiavano.
Lui parlava di grandi progetti per un futuro insieme. Ben presto, però, il contenuto di alcune conversazioni sarebbe divenuto inquietante. Avrebbe sostenuto di avere amicizie che contano nell’ambito della mafia, addirittura con padrini storici di Cosa Nostra.
Laura Mancuso attendeva il risarcimento per un incidente avuto anni prima quando fu morsa da un cane mentre si trovava a casa di amici. Non era un momento facile dal punto di vista economico. Lui le avrebbe garantito di essere in grado, attraverso una sua società con sede a Lugano, di potere raddoppiare il capitale.
Lei si era fidata, consegnando una parte dei soldi e affidandogli la chiavetta per eseguire il bonifico della restante parte. “Sei diventata una piccola manager”, le scrisse una volta.
Mancuso in primo grado si era difeso: “Mai avuto alcuna relazione sentimentale con la signora”. Le amicizie con i mafiosi? “Mai detto nulla di simile. Truffa? “No, solo investimenti”. Sedotta e abbandonata? “No, eravamo amici”.
In Tribunale era passata la versione del’imputato: mentire sui propri sentimenti non è reato. Altra cosa, però, è la truffa finanziaria. In appello le cose era andate diversamente. Ora la Cassazione: Gheri Mancuso deve restituire 50 mila alla donna, oltre a pagare le spese legali.