CATANIA – È finito in carcere su disposizione della Procura della Repubblica. R. P. (queste le generalità dell’arrestato) è il catanese di 45 anni che, lo scorso 2 marzo, venne ferito da più colpi di arma da fuoco. All’addome e agli arti inferiori.
A sparare, stando alle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania, sarebbero stati S.G. e S.A.M., padre e figlio. Entrambi vennero fermati poche ore dopo con l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, detenzione e porto in luogo pubblico di un’arma da fuoco e detenzione illegale e ricettazione di un’arma clandestina.
È l’arresto del 45enne l’ultimo risvolto legato all’inchiesta della polizia etnea sulla sparatoria avvenuta in via Sabato Martelli Castaldi a Catania. L’accusa per quest’ultimo è di atti persecutori aggravati dall’aver commesso il fatto in danno della sua ex convivente.
La ricostruzione dei fatti
Un fatto che sarebbe scaturito da un acceso litigio, dovuto a pregressi screzi di natura personale intercorsi tra i due fermati e R.P. A causa di “comportamenti inopportuni da parte di questi nei confronti di una donna. In passato a lui legata sentimentalmente, ma ancor prima ex compagna di S.G. e madre del S.A.M.”.
Qualche giorno dopo i due fermi, il personale della III Sezione Investigativa “Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali” aveva ricevuto la denuncia-querela sporta dalla vittima contro R.P. La donna ha raccontato dettagliatamente gli atti persecutori subiti dall’uomo, dopo la sua decisione di interrompere definitivamente la relazione.
La vittima ha denunciato di essere stata anche minacciata di morte. I comportamenti erano poi proseguiti, anche dopo la scarcerazione dell’uomo avvenuta lo scorso mese di gennaio. Chiamate continue a qualsiasi ora del giorno e della notte, insulti, appostamenti sotto l’abitazione e divieti imposti alla donna di non uscire da sola neppure per recarsi dal parrucchiere.
In ultimo, dopo il suo ferimento, R.P., mentre era ancora ricoverato in ospedale, aveva iniziato a contattarla ossessivamente, mandando messaggi vocali anche al figlio minore, minacciandola più volte di morte.
Il 45enne è stato rintracciato presso l’abitazione di via Capo Passero nel quartiere “San Giovanni Galermo”. Si trova adesso rinchiuso al carcere di piazza Lanza.